Aprilia, tentato furto di carburante: nel mirino l’oleodotto Eni di via del Giglio

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I ladri di carburante tornano a colpire la condotta Eni in zona Campoverde. I malviventi, nella notte tra martedì e mercoledì, hanno tentato ancora una volta di asportare il gasolio che scorre all’interno dell’oleodotto Eni Pomezia- Gaeta, nel tratto ricadente nel comune pontino. Colpito questa volta il tratto di oleodotto situato in via del Giglio, sempre nel quartiere di Campoverde, non lontano dal punto finito nel mirino del malviventi il 30 ottobre scorso. Secondo le prime ricostruzioni, il piano per asportare il carburante, fallito grazie al corretto funzionamento del sofisticato sistema di allarme installato dal gruppo Eni, sarebbe stato messo a segno con maggiore attenzione rispetto alla volta precedente. I ladri, dopo aver forato la condotta, sarebbero quasi riusciti a collocare il rubinetto, ma sarebbero stati costretti comunque costretti ad abbandonare l’impresa proprio grazie al sistema di allarme. Allertati dalla riduzione di pressione, sin dalle prime ore del mattino i tecnici dell’Eni avrebbero raggiunto il sito, riparando la falla ed limitando così la fuoriuscita. Una piccola quantità di carburante sarebbe comunque fuoriuscita, interessando il terreno situato in aperta campagna. Gli operatori hanno provveduto a sbancare il terreno inquinato, avviando le operazioni di bonifica necessarie. Sul posto immediato l’intervento dei carabinieri del reparto territoriale, che indagano ora indagano sui due episodi, nel tentativo di dare un nome ai responsabili. Un episodio che conferma la particolare attenzione dei malintenzionati sul tratto di condotta ricadente nel territorio di Aprilia. Il tentato furto e lo sversamento, che ha interessato solo una porzione ridotta del terreno, anche grazie all’intervento tempestivo degli operatori, non avrebbe comportato gravi conseguenze ambientali. Il 30 ottobre scorso invece, i malviventi maldestri forarono l’oleodotto nel tratto di via Valtellina, ma il liquido, data l’enorme pressione interna, fuoriuscì con un geyser di oltre dieci metri, riversandosi poi all’interno del Rio Torto e dell’allacciante Astura. Anche in quel caso il tempestivo intervento degli operatori dell’azienda, permise di tamponare gran parte dell’enorme sversamento, inquinando comunque un tratto del canale usato dagli agricoltori locali per l’irrigazione dei campi, tanto da rendere necessaria l’ordinanza del sindaco per vietare l’uso delle acque fino al termine dell’imponente bonifica della zona, impegnando l’Eni ad adottare sistemi rigorosi di controllo per contrastare possibili nuove intrusioni.