Rimborsopoli in Regione, chiusa l’inchiesta. Rischia il processo anche il senatore Moscardelli

 

Abuso d’ufficio, corruzione e truffa. Sono questi alcuni dei reati contestati dalla Procura di Roma nell’ambito dell’inchiesta sulle spese pazze in Regione a sedici ex consiglieri regionali del Pd del Lazio che ora rischiano di finire sotto processo per la gestione dei fondi destinati ai gruppi consiliari. Coinvolto nell’inchiesta anche il senatore Claudio Moscardelli  oltre l’ex capogruppo e attuale sindaco di Fiumicino Esterino Montino, i senatori Giancarlo Lucherini, Bruno Astorre, Francesco Scalia e Daniela Valentini, il deputato Marco Di Stefano e Enzo Foschi, già capo segreteria del sindaco Ignazio Marino.

La posizione di Moscardelli. I pm hanno notificato la chiusura dell’inchiesta, atto che di norma precede la richiesta di rinvio a giudizio. Nel caso di Moscardelli la posizione si è attenuata ed è rimasta l’accusa di abuso d’ufficio, mentre sono caute le ipotesi di peculato e finanziamento illecito dei partiti. Secondo l’accusa il senatore nel reclutamento del personale avrebbe disposto contratti basati sul rapporto fiduciario, mentre avrebbe dovuto effettuare una comparazione dei curricula, dunque valutando i meriti. Ora il senatore ha venti giorni di tempo per presentare memorie difensive.

claudio moscardelli

Le contestazioni. In base a quanto accertato dal pm Alberto Pioletti, tra il 2010 e il 2013, Montino, in concorso con Mario Perilli (all’ epoca dei fatti tesoriere del gruppo) e Maria Assunta Turco (addetta alla segreteria di Perilli), avrebbero approfittato della «disponibilità dei contributi di denaro previsti per i gruppi consiliari della Regione Lazio», per appropriarsi (in alcuni casi in concorso con alcuni imprenditori) di circa 200 mila euro. Gli indagati avrebbero sfruttato i fondi a loro disposizione per acquistare una serie di servizi in realtà «mai effettuati» dalle società coinvolte, o comunque «non riscontrati». Su questo fronte gli inquirenti hanno accertato che dietro pagamento di 11 fatture per un importo complessivo di 64 mila euro, Montino, Turco e Perilli, avrebbero comprato «servizi redazionali sull’attività istituzionali del Gruppo Pd» e «100 abbonamenti» dal quotidiano on line «Nuovo Paese Sera». Inoltre a fronte di un versamento di 69 mila euro alla società «Clorofilla», gli stessi indagati avrebbero ottenuto, tra le altre cose, l’organizzazione del «seminario quale futuro per il Pd», e la preparazione della «giornata studio Mobilità sostenibile nel Lazio». Di fatto, servizi ed eventi dei quali, si legge nell’atto di conclusione delle indagini, non esisterebbe alcun riscontro. Alcune delle fatture pagate alle società coinvolte, infine, sarebbero state sottoscritte e allegate alle relazioni annuali trasmesse da Montino e Turco al Presidente del Comitato di controllo Contabile della Regione per attestare le modalità di impiego dei fondi erogati al Gruppo. Una procedura che ha tratto in errore gli organi pagatori della Regione, che sia per l’anno 2011 che per il 2012 avrebbero così erogato al gruppo somme più alte rispetto al dovuto (complessivamente 2 milioni di euro sia per l’esercizio finanziario del 2011 che per quello del 2012). Parte dell’inchiesta riguarda invece i contratti stipulati da Turco, Montino e Perilli con «una vasta platea» di collaboratori designati ad affiancare una decina di ex consiglieri regionali a loro volta indagati per concorso in abuso d’ufficio. Infine, sempre secondo l’accusa, gli indagati avrebbero omesso «di provvedere personalmente al pagamento delle prestazioni in ragione dei contributi ad essi riconosciuti». Una operazione che, per il pagamento delle prestazioni professionali «mediante i contributi stanziati dalla Regione», avrebbe finito per provocare un danno da oltre 1,5 milioni di euro.