Terracina distretto culturale, Iudicone: così si riattiva il patrimonio storico

Massimo Iudicone

Massimo Iudicone, 45 anni, produttore musicale e direttore artistico del Terracina Jazz Fest, ha organizzato il 6 febbraio scorso il convegno dal titolo “Patrimonio culturale e sviluppo locale, prospettive per la nascita di un distretto culturale a Terracina”. A lui abbiamo rivolto alcune domande sul tema.

Iudicone, che cos’è un distretto culturale?

“E’ un metodo di lavoro – spiega – , un insieme di azioni (qualità dell’offerta culturale, capacitazione della comunità locale, qualità della governance locale, sviluppo imprenditoriale, sviluppo del talento locale, capacità di networking locale) che dovranno intersecarsi con un numero finito di linee strategiche che il territorio individua come fondamentali (identità culturale, formazione, immagine della città). Il distretto è di fatto un sistema di relazioni che integra il processo di valorizzazione delle dotazioni culturali, sia materiali che immateriali, con le infrastrutture e con gli altri settori produttivi che sono connessi a quel processo. Le principali articolazioni del distretto sono quindi il patrimonio culturale ed artistico del territorio, il tessuto associativo, il settore produttivo operante in ambito culturale o ad esso connesso, il sistema delle infrastrutture e dei contenitori culturali che assicurano la fruibilità delle risorse culturali, sia materiali che immateriali, le organizzazioni, pubbliche e private, che erogano servizi culturali e alla cultura, il sistema della formazione e infine, ma non ultimi, i soggetti privati interessati alle politiche culturali”.

Lei ha ideato e proposto un progetto per la nascita di un distretto culturale a Terracina che faccia da collante alle diverse filiere socioeconomiche. Tenendo conto di ciò che si ha, come pensa sia possibile avviare questo programma? Quale il punto di partenza?

“Il punto di partenza per avviare un percorso partecipato verso l’istituzione di un distretto culturale evoluto – risponde – è il dialogo, cioè la capacità di networking locale e questa è sicuramente una prima grande difficoltà per il nostro territorio evidente oramai a tutti, perché il distretto ha la sua centralità nell’economia locale, e promuove la circolazione della conoscenza, grazie ad un continuo scambio di saperi tra settori e attività anche distanti tra loro. Ma la costituzione di un distretto implica necessariamente la presenza di un sistema culturale locale, cioè di un adeguato e solido tessuto socio-culturale e ambientale preesistente, altra nota dolente per il nostro territorio. Se aggiungiamo che il distretto culturale evoluto deve avere un suo milieu, una sua caratteristica principale, e per Terracina questa è da individuare sicuramente nel patrimonio storico e culturale, patrimonio che purtroppo in molti casi è abbandonato a se stesso, chiuso o non agibile, allora perché fare un distretto culturale evoluto se a noi mancano proprio quelle caratteristiche base per la nascita? Perché dobbiamo assolutamente ritrovarle e riattivarle. Proprio perché nel percorso, spero più partecipato possibile, di costituzione del distretto dobbiamo necessariamente ritrovare il dialogo e la coesione sociale, dobbiamo consolidare un sistema culturale che sia vivo e pulsante e riattivare il nostro patrimonio storico in modo che diventi una risorsa per essere produttivi tutto l’anno ma anche per ritrovare un’identità culturale collettiva che non si deve confondere con il basso campanilismo. Dal punto di vista amministrativo il distretto culturale evoluto si istituisce con una semplice delibera e non comporta oneri finanziari perché è un semplice atto di indirizzo”.

Il suo progetto punta anche al restyling di alcuni beni. Qual è l’urgenza e con quali risorse affrontarla?

“Punta – afferma Iudicone – alla valorizzazione, quindi alla loro tutela e piena fruizione da parte dei residenti così come dei turisti. Onestamente non sono un tecnico, e non voglio improvvisarmi tale, ma sono convinto che si debba trovare una soluzione che includa la partecipazione attiva dei cittadini alla vitalità del patrimonio stesso”.

L’obiettivo è anche quello di favorire la nascita di nuove imprese? Quali? Ha preso a modello altre città?

“Questo – dice – è un obiettivo di medio-lungo termine a oggi le priorità sono altre, in un sistema culturale attivo le associazioni culturali, non parlo di quelle nazionali, dovranno necessariamente trasformarsi in imprese culturali, certo non è facile anche per l’eccessiva burocratizzazione del sistema Italia. In ogni caso è un indirizzo della Regione Lazio che proprio in questi giorni favorisce, attraverso un bando e finanziamenti a fondo perduto, la nascita di nuove imprese culturali”.

“Terracina  l’anello iniziale di una catena molto più ampia da sviluppare nel territorio della provincia di Latina”. Può esplicitare meglio questo concetto?

“Come dicevo prima – risponde – il distretto culturale deve avere una sua caratteristica precipua, Terracina ha il suo patrimonio storico, Sabaudia ha la sua architettura razionale, Terracina potrebbe gemellarsi con Fossanova, Sabaudia con Latina e Pontinia. Ma tutti i distretti culturali evoluti per definizione devono gemellarsi e sviluppare una grande capacità di networking esterno. I distretti non possono essere confusi con le politiche dei “territori”. Guardiamo l’esempio Roma, esiste un distretto nel Municipio I e l’altro giorno al convegno sono venute delle persone che stanno realizzando un distretto nel Municipio VIII. Il distretto culturale per funzionare deve avere un territorio fisico delimitato”.

Il Wwf ha rilanciato l’iniziativa dell’associazione “Gruppo dei dodici” per una efficiente programmazione dei cammini della Francigena del Sud. Cosa ne pensa?

“Sono ovviamente favorevole – afferma Iudicone – a qualsiasi iniziativa venga intrapresa per la valorizzazione del patrimonio culturale sia materiale che immateriale. Per quanto riguarda finanziamenti pubblici legati ai cammini, che non conosco nel dettaglio, spero siano tutti rivolti alla mappatura e alla messa in sicurezza di tali cammini”.

La partecipazione al convegno “Patrimonio culturale e sviluppo locale. Prospettive per la nascita di un distretto culturale a Terracina” di relatori altamente qualificati e dell’eurodeputato Silvia Costa significa partire con il piede giusto. Ma chi deve realizzare e gestire questo progetto?

“Approfitto per ringraziare ancora una volta- sono le parole del 45enne – tutti i relatori per la loro disponibilità e fiducia che mi hanno accordato e per i loro preziosi interventi. Ringrazio anche il Commissario Straordinario Erminia Ocello, per aver accettato il mio invito a ricoprire il ruolo di moderatore del tavolo data anche la presenza di rappresentati del Parlamento Europeo, dello Stato e della nostra Regione, e ringrazio il Dirigente Negossi per il supporto nell’organizzazione dell’evento. Dicevo, Europa, Stato e Regione riuniti intorno ad un tavolo a parlare della nostra città, di progettualità e di futuro. Non capitava da anni e spero che questo venga colto come un segnale volto al dialogo, se le istituzioni sono venute da noi a dialogare ora tocca a noi residenti dialogare senza preconcetti o falsi moralismi. Uno dei primi risultati immediati del convegno è stata la volontà che mi ha espresso il Soprintendente per l’Archeologia del Lazio e dell’Etruria Meridionale Alfonsina Russo a tornare in città per incontrare le associazioni del settore, per conoscere criticità e progettualità. Ho già allertato gli attori principali. Chi deve realizzare e gestire questo progetto? I terracinesi – conclude Iudicone -, attraverso un dialogo serrato con i loro amministratori, dialogo serrato all’interno delle varie categorie di settore e tra le categorie stesse. A mio avviso, non esiste altra soluzione per lo sviluppo”.