Contro il Fisco ricorsi pilotati, arrestati giudici tributari. Le indagini partite da Velletri

La Procura di Roma, grazie alle indagini condotte dalla Guardia di Finanza di Velletri, ha smascherato la cricca della concussione e corruzione finalizzata a pilotare i ricorsi contro il Fisco presentati davanti alla Commissione Tributaria regionale e provinciale di Roma: 13 arresti, di cui otto per il vincolo associativo.

Il percorso era noto solo agli addetti ai lavori ed era così rodato da garantire il pieno successo di tutti i ricorsi proposti contro gli atti di accertamento del Fisco, anche dei più improbabili. Grazie, però, alle rivelazioni di un professionista, vessato dalle pressanti richieste della “cricca”, il muro di omertà ha cominciato lentamente a sgretolarsi e, tassello dopo tassello, è emersa una rete di losche relazioni tra alcuni infedeli giudici tributari, dipendenti, anche in quiescenza, dell’Amministrazione Finanziaria – civile e militare -, avvocati, consulenti e commercialisti, finalizzata a sterilizzare, con ogni mezzo, l’attività di accertamento del Fisco.

Le indagini, coordinate da un pool di magistrati della Procura della Repubblica di Roma e condotte dalle Fiamme Gialle della Compagnia di Velletri, hanno, infatti, rivelato come, grazie al pagamento di ingenti somme o alla consegna di regalie di vario genere, numerosi contribuenti riuscissero ad ottenere indebiti sgravi di imposte dagli Uffici dell’Agenzia delle Entrate o ad uscire vittoriosi nei contenziosi promossi davanti alla Commissione Tributaria Regionale e Provinciale di Roma contro gli atti di accertamento conseguenti alle verifiche subite dal Fisco.

I 13 oggi tratti in arresto con l’operazione “Pactum Sceleris”, dei quali 8 uniti da un vincolo associativo, agivano all’interno degli organi di appartenenza in base a ruoli ben precisi ed all’esclusivo scopo di vanificare, dietro lauto corrispettivo, il faticoso lavoro di contrasto all’evasione fiscale operato dalla parte sana dell’Amministrazione Finanziaria.

Le operazioni odierne – che hanno visto impegnati oltre 100 militari del Comando Provinciale nella cattura dei responsabili e nella perquisizione dei locali nella disponibilità degli indagati, molti dei quali intranei all’Amministrazione Finanziaria,  “mettono la parola fine – fanno sapere dal comando provinciale di Roma della Guardia di Finanza – ad una tradizione criminale fondata su una fitta rete di illegalità, i cui sodali, forti del ruolo ricoperto, delle conoscenze maturate e certi dell’immunità del loro vincolo, pensavano, con noncurante disinvoltura, non al danno che recavano all’Erario ma solamente a come spartirsi il prezzo delle loro iniziative”.

Il lavoro degli inquirenti prosegue per recuperare, da un lato, il provento dei reati e, dall’altro, rinvigorire i provvedimenti tributari indebitamente annullati dall’intromissione criminale del sodalizio.