Formia, Festival del Teatro Classico, in scena “I Menecmi” di Plauto

Dopo il “tutto esaurito” de “Le Troiane” di Seneca, sabato 30 luglio il Festival del Teatro Classico torna nel segno della commedia plautina. In scena “I Menecmi” con adattamento e regia di Vincenzo Zingaro, direttore artistico della kermesse promossa dall’Amministrazione comunale presso l’area archeologica di Caposele.

Due gemelli con lo stesso nome, separati da bambini, si trovano a loro insaputa nella stessa città: combinazione che scatena situazioni comiche ed esilaranti scambi di persona. Ma questo divertente “gioco del doppio” cela, in realtà, qualcosa di più profondo. L’accattivante messinscena di Zingaro esalta lo spirito ludico della commedia plautina e, al tempo stesso, ne proietta il significato in una dimensione metafisica, offrendo l’occasione di addentrarsi in una riflessione sul teatro e la vita, attraverso una rappresentazione onirica e coinvolgente.

“Un Teatro all’interno del palcoscenico – spiega il regista -, un Teatro replicato, in cui frammenti di scenografia sono disposti in modo da creare uno ‘specchio metafisico’ che avvolge i personaggi e ne dilata l’azione oltre i confini del reale. Essi prendono vita da quel Teatro replicato, come dal ‘luogo dell’immaginazione’ e lo fanno apparendo in forma stilizzata, retaggio di antiche maschere che hanno travalicato secoli, per riversarsi nella concretezza della rappresentazione. In questo gioco di rimandi, si consuma un viaggio, una ricerca. E vanno gli uomini ad ammirare le vette dei monti, i grandi flutti del mare, il lungo corso dei fiumi, le profondità dell’oceano, il volgere degli astri… e si dimenticano di se stessi. Iniziare lo spettacolo con questo pensiero di S. Agostino ha per me il significato di un seme, gettato in un solco che attraversa l’intera rappresentazione, una provocazione a considerare la vicenda in una prospettiva diversa. La prospettiva di un viaggio interiore alla ricerca di se stessi, nel quale l’incapacità di “vedere” si risolve solo nel momento in cui ci si abbandona a un profondo atto di ‘fede’. Il Teatro, luogo di tutte le arti, può rivelarsi indispensabile. Indossare una maschera diventa così il gesto simbolico di un anima disposta a mettersi in gioco, per affrontare un grande viaggio dello spirito”.

L’opera è stata rappresentata dal “Teatro Arcobaleno” (Centro Stabile del Classico) anche nell’ambito di prestigiosi Festival come quello di “Ostia antica”. Sul palco Piero Scarpa, Annalena Lombardi, Rocco Militano, Giovanni Ribò, Fabrizio Passerini, Ugo Cardinali, Laura De Angelis. Musiche di Giovanni Zappalorto. Costumi di Emiliana Di Rubbo. Scene di Vincenzo Zingaro. Luci di Giovanna Venzi.