Acqua pubblica nella falla dei pegni. L’autogol dei Comuni pontini e l’ipotesi da Corte dei Conti

Occorre la bacchetta magica per risolvere la situazione venutasi a creare nella gestione pontina della risorsa più importante del pianeta Terra, l’acqua fonte di vita. La battaglia messa in atto dalla maggioranza dei Comuni dell’Ato 4 per la ripubblicizzazione del servizio idrico integrato rischia di infrangersi nelle regole delle garanzie a tutela dei creditori. Lo lascia intendere apertamente la Depfa Bank, che nel 2009 concesse un finanziamento ad Acqualatina di 114.500.000 euro, garantiti con pegni sulle azioni di 10 Comuni pontini e del socio privato Idrolatina, con due missive indirizzate alla compagine societaria del gestore idrico, datate 5 e 12 agosto 2016.

Ad agitare i tentacoli della Depfa Bank, istituto di credito con sede in Dublino, è stata la fumata nera relativa al bilancio 2015 della società Acqualatina. I sindaci proponenti la pubblicizzazione integrale della società con contestuale richiesta di dimissioni dell’attuale management – lo scorso luglio – avevano provocato l’abbandono dei lavori assembleari di alcuni soci, compreso il privato Idrolatina, facendo venire meno il quorum costitutivo. Del bilancio societario se ne riparlerà il prossimo 8 settembre in prima convocazione ed eventualmente il 9 in seconda.

Per la Depfa Bank la situazione venutasi a creare è di “particolare gravità in quanto può comportare, tra l’altro, la mancata approvazione del bilancio… ed il conseguente scioglimento per impossibilità di funzionamento dell’assemblea”. Dunque sussiste, per la banca, quell’evento rilevante potenziale che consente alla stessa di far valere in proprio e per contro dei creditori garantiti le clausole del contratto di finanziamento in base alle quali i diritti di voto dei soci costituenti (in questo caso i dieci Comuni e Idrolatina che “vincolarono” le loro azioni), potranno essere esercitati dai creditori garantiti, attraverso l’Agente (in questo caso la Depfa bank), sia in sede di assemblea ordinaria che straordinaria della società finanziata (in questo caso Acqualatina). Che significa? Che i Comuni di Sperlonga, Sonnino, Cisterna, Lenola, Minturno, Terracina, Fondi, Santi Cosma e Damiano, Sabaudia e Latina e il socio privato Idrolatina all’appuntamento assembleare dell’8/9 settembre potrebbero restare fuori dalla porta.

La Depfa Bank, per questa ragione, ha informato per tempo le parti interessate, compresi i soci che non impegnarono le proprie azioni (altri 28 comuni tra cui alcune realtà ciociare e a sud di Roma) del procedimento in corso volto all’eventuale azione forzosa sui patrimoni dati a garanzia del prestito. La banca finanziatrice, quindi, oltre a chiedere spiegazioni e chiarimenti sullo scontro interno ad Acqualatina ha indetto una riunione per i soci di Acqualatina fissata per il 6 e il 7 settembre 2016, da tenersi a Roma, in vista della successiva assemblea per l’approvazione del bilancio della società finanziata. La Depfa Bank ha chiesto che le siano anticipate le dichiarazioni di voto rispetto al bilancio del gestore del servizio idrico.

Stando così le cose l’acqua che doveva tornare pubblica sembra ormai finita nel vortice della finanza senza possibilità di recupero. A questo punto però bisogna fare un salto nel passato e tornare all’atto costitutivo di pegno di azioni datato il 26 gennaio 2009; firme autenticate dal notaio Antonio Cinotti di Roma. A sottoscrivere gli impegni funzionari e segretari generali dei diversi Comuni in forza prevalentemente di delibere di giunta. Atti approvati nella “calda” stagione del 2008 in cui la politica di opposizione andava denunciando a destra e a manca la rischiosità del prestito, per altro già pianificato da due anni, e presunte irregolarità delle modalità prescelte.

“All’epoca chiesi l’annullamento della deliberazione segnalando la questione alla Prefettura, all’Ispettorato Generale di Finanza ecc..”, scrive l’ex consigliere comunale di Sabaudia Franco Brugnola sul suo blog ricordando che Sabaudia aderì all’iniziativa di pegno sulle azioni attraverso una delibera di giunta. Secondo Brugnola sarebbe stata necessaria, qualora fosse stata una buona idea, una deliberazione di Consiglio comunale.

“Anche la Giunta Regionale del Lazio – ricorda Brugnola – si interessò della cosa e nella seduta del 28 novembre prese atto della relazione conclusiva dell’indagine amministrativa disposta sull’attività di gestione del servizio idrico integrato nell’Ato4. Al riguardo l’allora assessore Zaratti ebbe a dichiarare: ‘Emergono rilevanti criticità nella gestione del servizio…circa il finanziamento in project financing con la Società Depfa Bank di 114milioni di euro sottoscritto da Acqualatina: non sono stati chiariti da parte della segreteria tecnica dell’Ato i termini del contratto di finanziamento e del relativo atto di pegno di azioni a garanzia del finanziamento, sottoscritto da alcuni Comuni (tra i quali quello di Sabaudia) e dal socio privato. Alla Depfa sarebbero riconosciute una serie di prerogative di ingerenza e orientamento nelle decisioni societarie. Addirittura nel caso di un evento rilevante, il creditore garantito verrebbe a disporre della maggioranza delle azioni, il 66,7%, determinando una definitiva privatizzazione di Acqualatina. Le risultanze di questa indagine hanno evidenziato l’esistenza di violazioni di legge di tale rilevanza da rendere opportuno l’intervento della Regione, affinché venga garantito il ripristino delle legittime condizioni di esercizio del servizio idrico nell’Ato 4 a garanzia e tutela dell’utenza”. “Purtroppo però poi non fu fatto nulla”, conclude Brugnola. Le parole di Filiberto Zaratti rielette oggi, alla luce dei nuovi fatti, lasciano l’amaro in bocca.

In quanto alle delibere di giunta, anziché di Consiglio, che delegarono alcuni funzionari o segretari alla firma del contratto, in assenza di Regolamento, sarebbero illegittime per estensione di un parere della Corte dei conti – sezione regionale Lombardia – emesso su un caso simile. Un’ulteriore criticità che se sollevata nelle sedi opportune potrebbe indirizzare eventuali responsabilità dirette sui firmatari del contratto. Insomma, una brutta vicenda che scorre lenta e dirompente.