Urbanistica e appalti a Latina, raffica di arresti: in manette politici, imprenditori e dirigenti comunali

Il tavolo della conferenza stampa relativa all'Operazione Olimpia

“Olimpia” è il nome dell’operazione giudiziaria che questa mattina ha scosso la città di Latina.  Sedici le ordinanze di custodia cautelare, 9 in carcere e 8 ai domiciliari, emesse dal Gip Mara Mattioli per associazione a delinquere finalizzata a una serie di reati contro la pubblica amministrazione: abuso d’ufficio, falso ideologico e turbata libertà degli incanti, oltre ai reati in materia edilizia. L’inchiesta della Procura della Repubblica di Latina poggia sull’urbanistica malata del capoluogo pontino e negli appalti, alcuni dei quali riguardanti impianti sportivi. Le indagini che hanno portato al clamoroso sviluppo sono state coordinate dal sostituto procuratore Giuseppe Miliano che si è avvalso di laboriose investigazioni dell’Arma dei carabinieri.

Sono finiti in carcere l’ex sindaco Giovanni Di Giorgi, l’ex assessore all’urbanistica Giuseppe Di Rubbo, l’ex consigliere comunale Vincenzo Malvaso, l’ex consigliere provinciale Silvano Spagnoli, il dirigente comunale Ventura Monti, il funzionario comunale Nicola Deodato, l’architetto Luca Baldini e il costruttore Massimo Riccardo. Per il deputato pontino Pasquale Maietta è stata chiesta l’autorizzazione a procedere: chiesta la misura del carcere. Ordinanze di custodia cautelari ai domiciliari per l’ex dirigente comunale Alfio Gentili (a cui non è stata ancora notificata perché all’estero), il funzionario comunale Elena Lusena, gli imprenditori Sandra e Andrea Capozzi, fratelli, Fabio e Fabrizio Montico, anche loro fratelli, Antonio Di Girolamo e Roberto Pellegrini, presidente Nuovo 2000.

L’attività di indagine dei Carabinieri del comando provinciale di Latina ha trovato spunto nell’interrogazione parlamentare, presentata nel 2013 da Giuseppe Vacciano sui rapporti tra il Comune di Latina e la società Nuoto 2000, che la Prefettura ha girato alla Procura. A spiegare i termini dell’inchiesta sono stati il Procuratore Capo Andrea De Gasperis, il comandante provinciale dell’Arma, il colonnello Eduardo Calvi, il comandante del Reparto operativo, il maggiore Paolo Befera, nel corso di una conferenza stampa che si è tenuta nella tarda mattinata di oggi nella sede che ospita in via Costa gli uffici della Procura della Repubblica.

L’interrogazione di Vacciano puntava a fare luce sulla gestione della piscina comunale in base al quale, secondo contratto, il soggetto a cui era stata affidata avrebbe dovuto provvedere a precise spese e che in realtà le stesse venivano coperte dall’ente di piazza del Popolo. Dai primi accertamenti svolti era emerso, in particolare che le utenze, non sarebbero state mai volturate alla società sportiva consentendo alla stessa un ingiusto profitto. La stessa società avrebbe realizzato, con la complicità del Comune, un finto progetto sociale volto a reperire fondi per la pallanuoto. Un bluff. Dalle intercettazioni svolte in questo ambito dagli inquirenti si sarebbe così scoperchiato un mondo di illegalità diffuse sia nell’ambito dell’impiantistica sportiva, sia dei lavori pubblici sia nell’urbanistica già minata da diverse inchieste giudiziarie.

I fatti contestati, a diverso titolo a carico degli arrestati ma anche a tutti gli indagati a piede libero (si parla di almeno altre 34 persone), vanno dal 2009 al 2015.

Le illegalità all’ombra dello sport

Per quanto riguarda gli impianti sportivi, al centro dell’inchiesta del sostituto procuratore Miliano, c’è anche e soprattutto lo stadio per il quale si è dovuti intervenire determinando lo stralcio che nel 2014 ha portato al sequestro della tribuna del settore ospiti del Francioni. Gli investigatori, coordinati dal Pm Miliani, hanno isolato una serie di circostanze in base alle quali è risultato evidente che il Comune favorisse oltremisura la società Latina Calcio con notevoli vantaggi per quest’ultima a danno delle casse municipali. Il sistema era sempre lo stesso: pagare con soldi pubblici interventi che avrebbe dovuto effettuare a proprie spese la società sportiva. Sotto accusa anche i lavori di ampliamento per i quali non sarebbe stato ravvisato in carattere di urgenza. In campo anche episodi limite, come ad esempio che portò ad attivare l’aria condizionata negli uffici dello stadio con la scheda sottratta all’ospedale “Santa Maria Goretti”. “Le elargizioni in favore della società Latina Calcio – si legge nell’ordinanza del Gip – non è solo frutto di collusione ma anche di soggezione esercitata dai vertici della società di calcio nei confronti dei funzionari del Comune”. Sul fronte dei campi di calcio, diversi dallo stadio, emergono magagne anche per quanto riguarda gli impianti di Campo Boario e dell’ex Fulgorcavi dove in assenza di determina non solo sarebbero stati effettuati lavori, quando ancora il sito era di proprietà della Nexans, ma si sarebbe provveduto ad annaffiare il campo di calcio attraverso un allaccio abusivo.

Lo spacchettamento dei Lavori pubblici

Su oltre 500 pagine di ordinanza di custodia cautelare, trova ampio spazio l’esame dettagliato di 152 appalti passati sotto la lente degli inquirenti per un totale di due milioni e 400mila euro di opere effettuate. La collusione tra l’apparato comunale, funzionari e amministratori, e il privato passa attraverso il cosiddetto sistema dello spacchettamento, abbassando così l’importo per consentire l’affidamento diretto dei lavori da parte dell’ente municipale allo scopo di favorire sempre e soltanto determinate ditte. Un sistema per altro già scoperchiato dalla Procura di Latina, in un’altra inchiesta, per quanto riguarda il verde pubblico con indagini delegate alla Polizia di Stato.

L’urbanistica malata

L’inchiesta del Pm Miliano riavvolge attorno alla revisione dei Piani particolareggiati, viziati da illegittimità di forma e di sostanza, il nastro dell’urbanistica malata del capoluogo pontino. Piani tagliati su misura per assecondare la speculazione edilizia. Il trucco è quello di tagliare le cubature residuali (come quelle delle scale degli edifici) dei vecchi piani per aggiungerle come “buone” nei nuovi Ppe. E’ il caso della cosiddetta variante Malvaso che entra in quest’inchiesta a testimoniare un sistema più complesso di collusione tra pubblico e privato dando vita ad un’organizzazione a delinquere di 50 persone. E non vengono sottaciuti nelle ordinanze del Gip neanche i giochetti degli espropri compensativi, cioè di quei terreni ceduti dai costruttori al Comune, in cambio di cubature, e poi reinseriti nella disponibilità del privato per ottenere altre cubature. Il giochetto che hanno attraversato via Quarto e non solo, con il coinvolgimento di taluni notai.

Gli atti a Corte dei Conti e Anac

Gli atti dell’inchiesta saranno trasmessi alla Corte dei Conti per quanto di competenza in merito agli estremi legati al danno erariale e all’Autorità nazionale anti corruzione in merito agli appalti. Oggi in conferenza stampa è stato citato anche un caso di distrazione di fondi dai lavori di ristrutturazione dell’Albergo Italia.