Compravendita a Latina di una neonata, le difficili indagini della Squadra Mobile svolte in meno di 48 ore

“Quando abbiamo rintracciato la madre naturale, abbiamo temuto il peggio poiché la piccola non era più neanche con lei. Quando i colleghi di Roma nelle prime ore del 15 marzo scorso mi hanno telefonato per dirmi che la bambina era stata trovata in ottime condizioni ho atteso che mi inviassero le foto su whatsapp prima di crederci e tirare un sospiro di sollievo. Per noi è stato il momento più bello dovuto, per una volta, ad una sinergia impeccabile tra le diverse istituzioni coinvolte in questa operazione: le Procure di Latina, Velletri, Roma e del Tribunale dei Minorenni, i colleghi della Questura di Latina e Roma e dei commissariati di Anzio e Romanina, l’ospedale di Nettuno e il personale dello stato civile dell’ufficio Anagrafe del Comune di Latina dalla cui segnalazione alla Procura di Latina è nata l’indagine che oggi ha portato all’arresto dei responsabili di questa vicenda”. Antonio Galante, dirigente della Squadra Mobile di Latina, nel corso della conferenza stampa indetta per gli arresti di Francesca Zorzo, 35enne di Latina, Nicoleta Tanase, romana di 24 anni e Youssef Berrzzouk, 48 anni marocchino residente a Latina, ha ricostruito l’assurda vicenda della compravendita di una neonata scoperta in un difficile contesto investigativo, dovuto ad una forte carenza di informazioni di partenza, conclusosi in meno di 48 ore con il lieto fine.

La denuncia partita dall’Anagrafe

E’ il 13 marzo 2017 quando la Squadra Mobile riceve delega dalla Procura di Latina per fare luce su una denuncia pervenuta dall’ufficio Anagrafe del Comune di Latina. Due dipendenti dello stato civile avevano segnalato agli uffici di via Enzio che una donna aveva chiesto informazioni di come si effettuasse l’iscrizione all’anagrafe di una bambina appena nata e che la stessa non si era poi presentata per procedere alla registrazione. Fortunatamente i funzionari si erano appuntati il cognome della donna che da subito era apparsa sospetta. Aveva detto di aver appena partorito, ma una donna che ha messo alla luce una creatura da poche ore ha ancora il ventre gonfio. Lei, invece, mostrava un fisico asciuttissimo. Il tutto avveniva il mese precedente, a metà febbraio. Gli investigatori della Mobile, ricevuta la delega investigativa, si mettono subito al lavoro e dal cognome fornito con la segnalazione degli impiegati comunali identificano e rintracciano la donna, Francesca Zorzo, nella sua abitazione di Borgo Podgora.

La finta madre rintracciata a Borgo Podgora

E’ una donna sposata, suo marito è in carcere per scontare una pena per reati di droga, ed è già madre di un bambino. La donna confessa. Ammette, spinta al desiderio di una seconda maternità, di aver inscenato nei mesi precedenti una gravidanza, indossando una pancia finta acquista on-line. A tutti aveva detto di essere rimasta incinta durante uno dei permessi premio riservati al marito. Ma quando torna a casa, senza pancia, e con una bella bambina le sue bugie si sciolgono come neve al sole. La piccola è mulatta, lei è di razza ariana come il marito in carcere. Forse le domande dei familiari, dei vicini di casa, dei conoscenti e degli amici si fanno sempre più pressanti e allora si ravvede. Nel modo sbagliato, sosterranno gli inquirenti. Perché anziché presentarsi alle forze di polizia che avrebbero attivato le procedure di tutela della piccola, prende la bambina e la riaffida alla vera madre. Agli investigatori della Polizia di Stato che l’avevano raggiunta nella sua abitazione, la 35enne non sa fornire il nome della madre naturale della piccola. Dice soltanto di sapere che aveva partorito all’ospedale riuniti di Anzio e Nettuno.

La madre naturale aveva partorito ad Anzio

Immediatamente il personale della Squadra Mobile di Latina e gli agenti del commissariato di Polizia di Anzio e Nettuno si portano all’ospedale del litorale romano per cercare informazioni su questa donna, nella speranza di salvare la piccola da ulteriori tentativi di vendita e di abbandono totale con tragiche conseguenze. Gli investigatori sono fortunati: il personale del reparto di pediatria riferiscono di una donna giovane romena, Nicoleta Tanase, che a metà febbraio dopo aver partorito lascia l’ospedale senza la sua bambina perché non sicura di volerla riconoscere dal momento che il suo compagno non avrebbe contribuito alla sua crescita. La stessa tornerà in tempo utile per riconoscere la piccola, accompagnata da un uomo che si dichiara padre naturale della stessa. Il personale dell’ospedale, intuendo qualcosa di sinistro, suggerisce alla giovane straniera di non consentire all’uomo il riconoscimento della sua bambina. Madre e figlia lasciano l’ospedale con le carte in regola… accompagnate dall’uomo che non riesce ad acquisire il titolo di padre. Il personale del reparto di Pediatria conservano su un foglio il nome dello sconosciuto: c’è scritto Youssef Berrzzouk, residente a Latina. Ma nella sua abitazione al quartiere Nicolosi lui non c’è, non si riesce a trovare. Si lavora su due fronti a Latina per il rintraccio dell’uomo e sul litorale a sud di Roma per il rintraccio della giovane romena. Scattano perquisizioni negli ambienti più degradati in cui vivono gli immigrati a Nettuno e ad Anzio. Finalmente la Polizia trova Nicoleta, ma la bimba non è con lei. Riferisce di averla affidata al padre naturale, un richiedente asilo proveniente da Mali che vive a Roma.

La corsa a Roma

Non c’è tempo da perdere per gli inquirenti. La ricerca dell’immigrato si concentra a Tor Vergata. In un appartamento condiviso da una decina di stranieri, tutti uomini, la Polizia di Stato – nella notte tra il 14 e il 15 marzo 2017 – trova l’uomo indicato da Nicoleta come il padre naturale della sua bambina, e finalmente la piccola che ha ormai quasi un mese di vita. E’ bellissima e curata amorevolmente. Sul comò ci sono tutti i prodotti acquistati per l’alimentazione e l’igiene. “In questo momento non possiamo sapere se effettivamente l’immigrato sia il padre naturale, ma vista l’attenzione che ha riservato alla piccola lo riteniamo molto probabile”, ha commentato Galante. La neonata sarà subito affidata – come disposto dal Tribunale dei minori – ad una struttura protetta. E’ la fine di un incubo.

Gli arresti di oggi

Le due donne e l’uomo – la finta madre, la madre naturale e l’intermediario (il marocchino che avrebbe procurato la bambina alla 35enne di Borgo Podgora) – arrestati oggi sono accusati di alterazione di stato civile, nonché dei reati specifici contemplati dall’articolo 71 della legge 184/83 che punisce tutti coloro che alienano o acquistano o fanno opera di mediazione, in danno di un minore. Rischiano molti anni di carcere. La madre naturale, già da metà marzo, si trova in una struttura protetta lontana dalla figlioletta, affidata ad altra casa famiglia in attesa di regolare affido/adozione. Da oggi è ai domiciliari nella stessa struttura. Ai domiciliari anche i due residenti di Latina, presso le rispettive abitazioni. Gli inquirenti hanno ipotizzato che il prezzo della compravendita si sia aggirato tra i 15mila e i 20mila euro.