Elogio del tifoso

Sarà che sono le prime elezioni comunali ad avvenire più sui social che per le vie e le piazze, ma i commentatori politici – insieme ai politici stessi – ancora devono abituarsi. Ogni singolo aspetto della passata campagna elettorale per le primarie, così come ogni singolo momento della futura campagna elettorale di Maggio 2016, sarà passata al vaglio dei social network. Io ve lo dico chiaro e tondo adesso, anche in virtù di quel che ho visto e vissuto in prima persona: ci sarà il caos. E molti di quelli che hanno commentato schifati le diatribe sorte durante le primarie, vedrete che passeranno nottate intere, o comunque ore e ore, a rispondere ai commenti, a postare precisazioni, a insinuare, a taggare, a spulciare profili altrui. Ma non è detto che questo sia un male, anzi. Mai un singolo cittadino ha avuto il potere di far saltare un aspirante candidato a sindaco (è successo alle ultime primarie, ve lo garantisco), mai dei candidati – e insieme a loro, i rispettivi staff – erano stati passati allo strettissimo setaccio degli attivisti del web. Siamo tutti sotto un gigantesco occhio di bue, nessuno di noi – almeno di quelli che vogliono spendersi per migliorare la città, da qualsiasi parte – può pensare di essere al sicuro o di agire nell’ombra. Tutti parlano con tutti gli altri, ogni cosa può essere vista, ogni movimento percepito. Se andavamo in cerca di trasparenza, oggi ne possiamo avere quanta ne vogliamo. Spesso vedremo cose che non ci piacciono, capitava anche prima, ma spesso verremo a conoscenza anche di cose piacevoli che non ci aspettavamo, e questo, prima, capitava veramente poco spesso. A questa trasparenza, servono come il pane quelli che sono stati definiti frettolosamente ‘facinorosi’. Dice che i toni sono spesso andati sopra le righe e che ci sono stati insulti, e ne convengo pure io. Ma la libertà di esprimersi, insieme alla possibilità di incidere nell’opionione pubblica perché un post di chiunque, se incisivo, può essere letto da una vasta platea, è una commistione che il singolo cittadino ha solo oggi. E non sarà certo qualche vocal tone un po’ più alto del solito, a farci dimenticare quant’è preziosa questa nuova facoltà. Dobbiamo abituarci, e lo faremo. Già durante le primarie c’è stata una bella palestra, e bastava leggere i toni della maggior parte degli attori in campo, per rendersi conto che la maggior parte aveva capito la lezione. Non tutto è perfetto, madama la marchesa. Perché alla libertà del singolo cittadino, che serve a indicare la temperatura sociale della città o del quartiere o della zona, deve corrispondere il senso di responsabilità del politico. Non tutti i politici, e nemmeno tutti quelli della società civile che vogliono, di fatto, fare politica, si rendono conto che un post è l’equivalente di un comunicato stampa. Che una risposta ad una provocazione, è una dichiarazione fatta a tutti i giornali e le televisioni interessate. Che una foto rigirata senza pensarci, può affossare una carriera. E che invece un video incisivo può farla rinascere. Tutti a notare l’eccezionale passione dei tifosi, ognuno per il proprio candidato, che durante le primarie si sono accesi tra sfottò e insulti, prese in giro e attacchi, come se fosse la prima volta che una cosa è successa, come se durante i congressi le persone non facessero quasi a botte, come se all’attacchinaggio dei manifesti non volassero manici di bastone. Mentre nessuno, o pochissimi, prestavano attenzione al fatto che, nella competizione tra Forte e Galante, sono mancati nella maniera più assoluta gli arbitri. E per arbitri intendo quei dirigenti – segretari comunali e provinciali, rappresentanti nelle Istituzioni – che avrebbero dovuto contribuire a stemperare i toni, che avrebbero dovuto presidiare le discussioni e tenere a freno le lingue. Nella speranza che nessuno li notasse. Come se fosse possibile, oggi. Sul web, dove anche il silenzio diventa assordante.