Il business delle slot illegali, undici arresti della Dda: c’è anche un pontino

C’è anche un pontino tra le undici persone arrestate dai finanzieri dello Scico con la Squadra mobile di Roma e il Servizio Centrale Operativo della Polizia nell’ambito di un’inchiesta coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Roma che ha portato a smantellare una presunta associazione a delinquere internazionale specializzata dedita a commettere una serie indeterminata di reati attraverso una rete illegale di gioco on line. L’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal gip del Tribunale di Roma riguarda anche Biagino Di Manno, di 43 anni, di Formia.

Tra gli undici arrestati solo al capo della banda, Luigi Tancredi, è stata riconosciuta l’aggravante mafiosa poiché con la sua condotta avrebbe avvantaggiato il clan dei Casalesi. Il Tribunale di Roma ha inoltre disposto il sequestro di numerosi beni mobili ed immobili riconducibili direttamente o indirettamente ai principali indagati, per un valore di circa 10 milioni di euro, tra i quali spiccano società che hanno tra i propri asset sale giochi e attività di ristorazione oltre ad autovetture, correnti e depositi bancari. Spiccano le figure di Nicola Femia, importante boss ‘ndranghetista che dalla provincia di Ravenna dirigeva, sul territorio nazionale ed estero, un’intensa attività illecita nel settore del gioco on line e delle videolottery e di Luigi Tancredi, detto anche “il re delle slot”, soggetto referente per le mafie, soprattutto quelle calabresi e campane, per la gestione dei siti illeciti per le scommesse sul web, non autorizzati dall’Amministrazione per i Monopoli. Tancredi è risultato essere l’indispensabile cerniera tra gli interessi della criminalità organizzata nei forti guadagni derivanti dal gioco illecito ed il mondo della tecnologia informatica, in virtù delle sue capacità di realizzare “chiavi in mano” risorse web dedicate al gioco online. Lo stesso, infatti, è uno dei più noti imprenditori del settore economico della raccolta del gioco in rete ed è molto conosciuto in campo nazionale ed internazionale per aver avviato dei veri e propri casinò virtuali, molti dei quali, nella home page, contengono estremi di concessioni asseritamente rilasciate da autorità governative di Paesi caraibici, notoriamente considerati “paradisi fiscali”.

. In particolare l’organizzazione attraverso la creazione di un sito illegale per il gioco del poker online denominato dollaropoker, con server e struttura di gestione situati all’estero, riusciva ad introitare ingenti guadagni illeciti che venivano successivamente versati su conti correnti esteri per poi rientrare in Italia attraverso l’acquisizione di immobili. Alle risultanze investigative si sono aggiunte le dichiarazioni di alcuni collaboratori di giustizia che hanno confermato il forte interessamento dei clan camorristici per il settore del gioco illegale on line e la progressiva acquisizione del controllo di tale attività illecita su intere fette del territorio nazionale. I proventi delle attività venivano infatti versati mensilmente ai “casalesi” facenti capo a Michele Zagaria, Antonio Iovine e Francesco Schiavone. L’attività investigativa condotta ha, altresì, fatto emergere collegamenti con la ‘ndrangheta per il tramite del pieno e diretto coinvolgimento del sopra citato Nicola Femia, contiguo alla consorteria dei Mazzaferro di Marina di Gioiosa Ionica.