Pennacchi: Latina e il centrodestra, vent’anni di niente

Antonio Pennacchi ed Enrico Forte

Un fiume in  piena, come sempre. Lo scrittore Premio Strega Antonio Pennacchi ha partecipato all’incontro-dibattito “La Latina che vorrei” con Enrico Forte, candidato sindaco del Pd, presso il point elettorale in corso della Repubblica 88 a Latina. Hanno partecipato anche i candidati al consiglio comunale Paola Serangeli, Mauro Visari e Daniela Novelli. “C’è un buco nella campagna elettorale che il Pd sta portando avanti – ha detto subito, senza paura di rompere le cristallerie del salotto di casa – ed è lo scarso mordente nel ricordare quello che ha significato per Latina il governo del centrodestra negli ultimi venti anni. Perché degli anni della Dc, e poi dell’asse di centrosinistra, abbiamo testimonianze evidenti. Ditemi invece cosa hanno lasciato vent’anni di centrodestra? Solo fenomeni speculativi, e i sogni svaniti di Finestra e Zaccheo. Uno sfascio totale”.

LA CITTA’ CHE VORREI Quando si entra nel merito del tema del dibattito, lo scrittore prova a tracciare una via. “Comincia a esistere, anche se piccolo, un flusso turistico dalle nostre parti. Ma le centinaia di migliaia di persone che visitano Ninfa ogni anno, non sanno che poco più là troverebbero l’incanto dell’antica Norba, o il ponte di Tor Tre Ponti, o altre meraviglie di cui il nostro territorio è ricco. Ma dovremmo migliorare nell’accoglienza, saper organizzare servizi di qualità. Ai tempi della Dc c’era Corona che pensava che Latina dovesse essere città europea, mentre Redi pensò principalmenti ai servizi, alla soddisfazione della quotidianità. Ecco, io penso che la quotidianità sia importante, ma la prospettiva è fondamentale”.

IL BUON GOVERNO E’ IL MINIMO “Io penso sia necessario cercare le condizioni di un nuovo sviluppo economico- ha detto ancora Pennacchi -. E senza le infrastrutture non si va da nessuna parte. Zaccheo sarà pure stato un folle ma Latina è una città di mare e io non ho mai visto una città di mare che non avesse un porto. E poi rispolverare l’idea dell’aeroporto, inteso come il secondo scalo romano, visto che Ciampino è destinato a chiudere. Sento tanti candidati parlare di buon governo come fosse la massima aspirazione, l’obiettivo più alto. Ma quella è la condizione preliminare, a chi ci governa dovremmo chiedere la prospettiva, di immaginare cosa sarà di questo territorio tra vent’anni”.