Giulianello di Cori, al centro socio-culturale “Il Ponte” va in scena la Grande Guerra

Delle guerre, meglio festeggiare la fine, non l’inizio. Sabato 5 Novembre, alle ore 21:00, il centro socio-culturale ‘Il Ponte’ di Giulianello (ubicato presso via della Stazione), con il patrocinio del Comune di Cori, ospita un’altra tappa di Calendario Civile, l’iniziativa organizzata dal Circolo Gianni Bosio in collaborazione di Donzelli Editore.  “Maledetti studenti italiani che la guerra l’avete voluta” è uno spettacolo-concerto costruito, negli anni del centenario della Prima Guerra Mondiale, a partire dalle storie e dalle canzoni di chi quella guerra l’ha subita ed è stato costretto a combatterla. Il titolo viene da una canzone molto diffusa nella memoria popolare, tuttora ricordata e cantata nella tradizione orale ed esprime assai bene il risentimento nei confronti di un interventismo classista già pronto a trasformarsi in fascismo.

Dice la canzone di “Gorizia”: “voi chiamate il campo d’onore questa terra di là dai confini …” Qualche anno fa, in una registrazione raccolta da Alessandro Portelli, un reduce contadino di Ginestra Sabina cantava: “voi chiamate il campo dolore questa terra di là dai confini …” Quello che i signori e la gente istruita chiamavano onore, i contadini analfabeti – per i quali quel tipo di linguaggio era un lingua straniera ma che su quel “campo” avevano combattuto e sofferto – lo chiamavano dolore.

Questa memoria alternativa, questo scontro fra “onore” e “dolore”, attraversa insieme i canti e i racconti dello spettacolo. Le canzoni (alcune in versioni inedite, recuperate dagli archivi sonori del Circolo Bosio) sono presentate da una delle voci più grandi della nostra musica popolare, Sara Modigliani, insieme con il gruppo Albero della Libertà: Gabriele Modigliani, Stefano Pogelli, Gavina Saba, Livia Tedeschini Lalli, Laura Zanacchi. E si intrecciano con la lettura del cantastorie Mauro Geraci tratta da Terra matta, lo straordinario libro di memorie di Vincenzo Rabito: un contadino siciliano spedito a fare la guerra di trincea all’altro capo dell’Italia, che racconta senza un’ombra di ideologia, ma con tutta la rabbia della cultura popolare incarnata in una scrittura, la sofferenza di milioni di persone.