Sabaudia, guerra sulle candidature a sindaco. “Secci a gamba tesa, spianata la strada a Lucci”

La seduta di Consiglio comunale del 4 maggio 2016 quando è stata votata la sfiducia a Maruzio Lucci e nel riquadro l'ex consigliere Amedeo Bianchi

Un Giovanni Secci a gamba tesa sulle candidature a sindaco di Sabaudia. Già ieri il fronte di Fratelli d’Italia-Noi con Salvini aveva voluto puntualizzare che l’indicazione del geometra di Forza Italia alla poltrona più ambita della città non poteva essere espressione di tutto il centrodestra, come annunciato in un comunicato stampa, in quanto il fronte stesso era stato estraneo a tale decisione. Oggi Secci riceve la bacchettata anche dal Partito democratico. E che c’entra il Pd con gli affari interni al centrodestra? Lo spiega Amedeo Bianchi in una nota, quando afferma che i democratici prima di pensare alla candidatura a sindaco di Sabaudia hanno sentito “il debito morale e politico di interpellare in primo luogo chi aveva firmato e votato la sfiducia all’amministrazione Lucci, evitando che per altri due anni Lucci continuasse a gestire il comune e la stessa campagna elettorale”.

Insomma, per l’ex consigliere comunale che il 4 maggio scorso ha votato la sfiducia a Maurizio Lucci insieme a Forza Italia, Fratelli d’Italia, Viva Sabaudia Viva e Cittadini al Lavoro (in totale 9 consiglieri) sarebbe stato più opportuno creare un’alternativa a Lucci liberandosi dei colori di partito e concentrandosi su una convergenza programmatica per proporre un fronte comune sulle scelte più spinose della città. Il Partito democratico, spiega Bianchi, ha fatto presente che” un reale rinnovamento non poteva prescindere da un cambio totale delle rappresentanze nell’esecutivo senza ledere l’autonomia di ciascuna lista purché con requisiti morali e giuridici irreprensibili”. “Abbiamo altresì auspicato – afferma – che nella nostra situazione di emergenza istituzionale politica e morale fosse augurabile che le alleanze fossero costruite su liste civiche invece che di partito per evitare fenomeni di rigetto da parte del corpo elettorale. In particolare FI attraverso il suo leader Giovanni Secci ci ha confermato più volte di aver dato la disponibilità al movimento Cittadini al lavoro a fare il passo indietro da noi auspicato. Ma ciò non ha avuto seguito alcuno. Non meraviglia pertanto la discesa in campo di Secci a sindaco e il tentativo in modi diversi di ricompattare la destra. Dopo 22 anni di gestione fallimentare di destra col record di quattro commissariamenti, l’impegno prioritario del Pd è come investire in una nuova generazione senza mandarla allo sbaraglio dell’improvvisazione. Se non riprendono costruttivamente i dialoghi avviati, allora significa ed è chiaro che si sta lavorando per un ritorno di Lucci al potere con la presunzione del ‘possiamo farcela da soli’”, sentenzia Bianchi.

Per l’ex consigliere si tratta “di non ripetere lo stesso errore della divisione personalistica che polverizzò nelle precedenti elezioni le forze del cambiamento, che col 45% se unite al primo turno avrebbero messo un’ipoteca sulla vittoria finale”. “Non è casuale – conclude Bianchi – che in chiusura della più recente intervista Lucci (che non può ricandidarsi come sindaco ma che scende in campo per la carica di consigliere in una formazione civica in continuità con la sua amministrazione, ndr) abbia espresso apprezzamento per le scelte di Giada Gervasi, il che ha indotto il sospetto in alcuni che possa esserci un’intesa sottostante. Il mio parere è che sarebbe fare un’offesa a tutto il Movimento di “Cittadini al lavoro” rivolto ad un radicale cambiamento. In realtà quello di Lucci è un incoraggiamento (rivolto a Gervasi, ndr) a proseguire in solitudine, frantumando il fronte del cambiamento e riconsegnandogli il Comune”.