Latina, lavori di pubblica utilità per i detenuti: intesa tra Provincia e Tribunale

Eleonora Della Penna

Parte con il coinvolgimento di dieci detenuti del carcere di Latina, che saranno impiegati per attività manutentive su strade provinciali e attività di supporto presso gli uffici dell’Ente di via Costa, il progetto avviato sulla base della convenzione firmata in questi giorni tra la Provincia di Latina e il Tribunale ordinario pontino, che riguarda lo svolgimento del lavoro di pubblica utilità ai sensi del Decreto del Ministero della Giustizia del 26 marzo 2001.

La convenzione

Il progetto è legato alla convenzione, spiega la presidente della Provincia Della Penna, che avrà la durata di un anno a decorrere dal 6 febbraio 2017 e sarà rinnovata tacitamente, di anno in anno, fino alla durata massima di cinque anni, in mancanza di disdetta di una delle parti comunicata almeno tre mesi prima della scadenza. Secondo la convenzione il giudice, infatti, a norma dell’art. 165 del C.P. può subordinare la sospensione condizionale della pena alla presentazione di attività non retribuita a favore della collettività. Questa attività non retribuita in favore della collettività sarà svolta in conformità con quanto disposto nella sentenza di condanna nella quale il giudice indica il tipo e la durata del lavoro di pubblica utilità. Nel contempo la Provincia di Latina si impegna a assicurare il rispetto delle norme e la predisposizione delle misure necessarie a tutelare l’integrità fisica e morale dei condannati, curando altresì che l’attività prestata sia conforme a quanto previsto dalla convenzione. In nessun altro caso l’attività potrà svolgersi in modo da impedire l’esercizio dei fondamentali diritti umani o da ledere la dignità della persona.

A favore del recupero e reinserimento sociale

“È un’opportunità alternativa al carcere, un atto di umana fiducia verso chi ha sbagliato con l’obiettivo del recupero e il reinserimento nella società – sottolinea la presidente Della Penna – siamo certi che la misura alternativa al carcere in alcune situazioni specifiche, in reati meno gravi, possa essere certamente utile per il detenuto e di conseguenza per la comunità”.