Latina, le porte del carcere aprono allo sport. “Per aspera ad astra”, il progetto rieducativo

Il Centro Sportivo Italiano, storico organismo nato nel 1944 sull’idea del professor Luigi Gedda, per volontà della direzione generale dell’Azione Cattolica, è approdato a Latina con un progetto rieducativo rivolto ai detenuti della casa circondariale di via Aspromonte. Ne ha dato notizia ieri Lazio Sette, l’inserto domenicale dell’Avvenire, sulla pagina dedicata alla Diocesi di Latina, Terracina, Sezze e Priverno. Il servizio è a cura del giornalista Remigio Russo, responsabile della comunicazioni sociali della curia vescovile, che riproponiamo di seguito.

Remigio Russo
Remigio Russo

DI REMIGIO RUSSO

La pratica sportiva, oltre gli indubbi benefici psicofisici, ha certamente una valenza educativa se non addirittura spirituale. Ne sono convinti al Csi pontino, il Centro sportivo italiano, che proprio venerdì scorso, nel carcere di Latina, hanno iniziato un progetto basato su tali criteri e che vedrà la nascita di L squadre di pallavolo maschile e femminile, di pallamano e Tchoukball maschili. Già il nome del progetto, in latino, fa intuire lo stile: «Per aspera ad astra»; che in italiano è «attraverso le asperità sino alle stelle», nel senso che attraverso le difficoltà si raggiunge un alto traguardo. «A noi sportivi non spaventano le difficoltà, così siamo convinti che tra i detenuti e detenute del carcere di via Aspromonte ci aspetta un lavoro duro ma che alla fine darà i suoi risultati», ha spiegato Davide Vitamore, presidente provinciale del Csi, «non è una cosa straordinaria lo sport in carcere, ce ne sono tanti di progetti del genere in Italia. La nostra proposta va oltre e puntiamo a una piena funzione rieducativa del recluso. Così lo sport, per noi, diventa strumento di educazione al rispetto delle regole, conoscenza delle stesse e le motivazioni per cui esistono; di educazione al gruppo, all’importanza della relazione e della competenza comunicativa; di sviluppo di un’educazione corporea e motoria legata agli sani stili di vita; per far acquisire una cultura sportiva; non ultimo, per alimentare la speranza». Grazie a un lungo lavoro con l’Amministrazione penitenziaria, e alla sinergia con la direttrice del carcere Nadia Fontana e con il capo degli educatori Rodolfo Craia, oltre la Caritas diocesana che già opera nella struttura, sei volontari qualificati del Csi hanno iniziato il loro lavoro: Corinna Maiutto (educatrice professionale), Fabio Di Giuseppe (pallamano), Pier Carlo Montenero (pallavolo), Pier Luca Dussich (Tchoukball), Radu Rosu (pallamano) e Tiziana D’Alessandro (psicologa), i quali saranno affiancati da altri volontari provenienti da tre differenti gruppi sportivi affiliati al Csi. «Questo progetto nasce come frutto del Giubileo della Misericordia, terminato lo scorso novembre, con la convinzione che la Speranza non può venire meno. Una cosa, infatti, è ciò che meritiamo per il male compiuto; altra cosa, invece, è il “respiro” della speranza, che non può essere soffocato da niente e da nessuno. “Il nostro cuore sempre spera il bene; ne siamo debitori alla misericordia con la quale Dio ci viene incontro senza mai abbandonarci”, questo è un riferimento a uno scritto di Sant’Agostino che in qualkche modo ci ha guidato nel realizzare la nostra idea», ha proseguito Vitamore. Per il futuro «è ancora troppo presto per dare indicazioni precise perché di fatto siamo un progetto sperimentale», ha precisato Davide Vitamore, «di certo, però, nel corso dell’attività valuteremo l’attivazione di giornate amichevoli “Open Day” che prevedono l’incontro ed il confronto all’interno del carcere con squadre partecipanti ai campionati Csi».