La casa viola , capitolo primo.

Vi ricordate quelle riviste che pubblicavano ogni settimana un romanzo a puntate ?

Non so , forse esistono ancora. In ogni caso, è proprio pensando a come mi piacesse aspettare ogni settimana la pubblicazione del seguito di quelle storie, che mi è venuta l’idea di pubblicare qui , sul blog, una storia , ma di raccontarvela pian piano , lasciandovi il tempo di immaginarne la prosecuzione .

Sapete già che tra le mie tante passioni c’è anche quella della scrittura.

Finora ho sempre scribacchiato per me stessa: non so quanti racconti o romanzi io abbia iniziato , quanti appunti abbia preso in tutti questi anni … Ed è proprio rileggendo alcuni di questi ultimi che ho trovato un primo capitolo di una storia che non ha mai visto la sua continuazione.

E così ho deciso , da oggi ogni settimana o ogni due ( ancora non so bene )  , pubblicherò un capitolo di questa storia i cui personaggi e la cui trama completa sono sconosciuti anche a me : aspetterò che, mettendo nero su bianco , i personaggi prendano forma , acquisiscano una vita propria e scrivano la loro storia insieme a me .

Diciamo che questa nuova iniziativa è qualcosa che faccio soprattutto per me , per soddisfare questo desiderio innato di scrivere , ma spero tanto che possa piacere anche a voi che attenderete con curiosità l’uscita di ogni nuovo capitolo.

A questo punto , che la storia abbia inizio!


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Capitolo 1

Alessandro

Claudia lesse ancora una volta il nome sul modulo di prenotazione della camera:

Alessandro Palmieri.

Certo, poteva anche essere un caso di omonimia…ma non poté evitare di sentirsi a disagio .

In un attimo le tornarono alla mente immagini e parole che credeva di aver dimenticato per sempre

ma che, se ne accorgeva soltanto adesso , erano rimasti in stand by …in attesa di essere richiamati alla memoria, pronti a ferire ancora.

Tentò di scacciare le ombre rituffandosi nel lavoro : bisognava controllare che tutto fosse a posto per le dieci.

Chiamò Anna.

La ragazza , con i suoi occhi castani e il suo fare sempre un po’ disorientato , arrivò con in mano un cornetto

“scusi signora….finivo di far colazione……..”

si giustificò

Claudia trovava quella ragazza un po’ indisponente…sempre pronta a trovare scuse per i continui ritardi e le infinite imprecisioni del suo lavoro…

ma in realtà le era simpatica…le ricordava se stessa venti anni prima…

Erano gli anni in cui aveva incontrato Alessandro. Ecco che  ricominciava a pensare a lui!..e in cuor suo davvero sperava che il suo prossimo cliente e lui non fossero la stessa persona.

Aveva amato Alessandro come nessun altro nella sua vita, ma lo aveva ferito, tradito aveva distrutto tutto.

La ferita lasciata dalla fine della loro storia era ancora viva,troppo viva!

Fino a quella mattina aveva cercato di cancellare ogni pensiero che la portasse a quegli anni. 

Quei ricordi la facevano sentire sporca. Si vergognava di ogni singolo istante di quei giorni e del male che gli aveva fatto.

Da allora non si erano più sentiti…neppure mai incontrati per caso.

Alla fine , per evitare anche qualsiasi incontro casuale , Claudia si era trasferita addirittura in un altra città…

Aveva ristrutturato la vecchia casa dei suoi nonni sul lago e aveva messo su un piccolo bed and breakfast che era il suo unico motivo d’orgoglio.

E ora il passato ,forse, stava tornando

“E’ tutto pronto per l’arrivo di oggi ?” fece rivolgendosi ad Anna  che era rimasta a guardarla in attesa che smettesse di rincorrere i suoi pensieri.

“Si, tutto a posto signora. “ rispose la ragazza..poi si ricordò e aggiunse “ Sarà il caso di mettere qualche coperta in più ? Dicono che le temperature si abbasseranno molto questo fine settimana…”

Claudia guardò oltre la finestra : il cielo era di un azzurro mai visto!  Ma l’aria, effettivamente, era piuttosto fresca quella mattina.

I pioppi si allungavano verso il cielo appena mossi da un debole vento: arrivava dalle colline che incorniciavano il lago, appena increspato in superficie , in un abbraccio lussureggiante.

Già da qualche giorno, le foglie avevano cominciato a staccarsi . Volteggiavano per un po’ trasportate dal vento …alcune si adagiavano  a terra, altre sui corpi dei turisti stesi al sole alle prese

con le ultime chance di abbronzatura in quell’ultimo scorcio d’estate che già parlava di un autunno piuttosto freddo.

“Si Anna, aggiungi almeno una coperta leggera di lana …. soprattutto per la bambina”

Solo allora ricordò che la prenotazione era stata fatta per  due persone : un adulto e una bambina .

Il cuore le sussultò e le fece un male incredibile…le tolse quasi il respiro ed evidentemente impallidì perchè Anna le si avvicinò e sfiorandole un braccio fece come per scuoterla da quella specie di trance in cui sembrava essere precipitata…

“ Claudia, signora Claudia… tutto bene ?”

…Alessandro aveva una figlia? …… non aveva mai voluto dei figli…. Ma era poi il “suo” Alessandro?

Questo era ancora tutto da scoprire.

Claudia decise di smettere di pensarci….tanto tra poco tutto le sarebbe stato chiaro.

Prese la chiave della dependance dal cassetto , le tovaglie che Anna aveva lasciato pulite , stirate e con quell’inconfondibile profumo di lavanda che Claudia adorava.

Uscì nel cortile già totalmente invaso dal sole. 

Avvolto  però ancora nel silenzio: si sentivano solo i suoi passi sui ciottoli .

Aprì il piccolo cancello di legno che dava su di un prato curato e bellissimo, di quelli che ti viene voglia di camminarci a piedi nudi, e si avviò verso la piccola ma graziosa dependance di pietra e legno.

All’origine era un ovile…una piccola costruzione di pietra con un tetto di paia rimasto abbandonato per anni….

Quando Claudia lo vide per la prima volta se ne innamorò perdutamente e nacque subito l’idea di recuperarlo : impossibile non restare incantati dalla vista che poteva godersi dalla piccola veranda.

All’interno c’era  un piccolo locale adibito a cucina, confortevole , sempre profumato di vaniglia e biscotti.

Le pareti erano fino a metà , partendo da terra ,di pietra viva. La cucina ,in muratura, era stata costruita intorno al vecchio abbeveratoio e alla mangiatoia delle pecore, che ora ospitavano i fornelli , e uno splendido lavandino dietro il quale una piccola finestrella apriva lo sguardo verso le colline e la casa giallo girasole e pietra che ospitava il bed and breakfast.

C’era poi una saletta con quattro tavoli vestiti ogni giorno di un colore diverso , intonato ai fiori che, immancabili, occhieggiavano da piccoli vasetti di terracotta .

La stanza per le colazioni era scaldata da un grande camino ed era illuminata da due finestre ad arco che si aprivano sulla piccola veranda dove  faceva da sovrano un dondolo di legno e dove Claudia restava sempre qualche minuto , ogni mattina, quando , terminate le colazioni, si preparava a scendere in città per fare un po’ di spesa.

Amava godere la vista sul lago che si offriva ai suoi occhi da quel punto.

“Buongiorno Claudia !Bella giornata vero?”

Antonio era entrato come ogni mattina portandosi dietro quel meraviglioso profumo di pane fresco da cui era sempre avvolto.

Posò la cesta sul tavolo di legno e marmo che troneggiava pesante e ingombrante al centro della piccola cucina.

Claudia non aveva saputo rinunciare ai ricordi che le evocava ogni giorno quel vecchio tavolo intorno al quale ,da bambina, aveva riso , mangiato , giocato ,nelle lunghe e pigre estati.

“Meravigliosa ! Mmmm.. che profumo! Come farei senza di te Antonio mio!” scherzò….

Antonio sorrise, fece un mezzo giro del tavolo per raggiungere Claudia che stava rompendo alcune uova in una grande ciotola, e la baciò affettuosamente sulla guancia , cingendole la vita in un abbraccio morbido.

“e come farei io senza te?”

“senza me o senza i miei biscotti?” sorrise scostando una ciocca di capelli che le era caduta sulla fronte con un leggero movimento della testa all’indietro mentre continuava a tenere la ciotola e a mescolare le uova.

“sei un’ingrata! Sai bene che il mio è amore disinteressato” Fece Antonio che stava già scappando fuori per riprendere il suo giro di consegne.

“Eh come no! Certo che lo so….!” Claudia rise di gusto e lo salutò con un cenno della mano, mentre lui si allontanava: i capelli scuri e la pelle abbronzata  lo facevano sembrare ancora un ragazzino, nonostante avesse compiuto quarantacinque anni solo qualche giorno prima.

Poi le venne voglia di canticchiare una vecchia canzone di quando era bambina e che, per uno strano motivo , le veniva sempre in mente quando era nervosa o in pensiero per qualcosa.

Infornò la torta al cioccolato e impostò il timer.

Quindi ,sciogliendo i capelli che aveva raccolto in una coda di fortuna , andò a sedersi in veranda.

Fu solo allora che vide sul vialetto un suv nero che si avvicinava lentamente : non riusciva a vedere chi fosse alla guida per via dei vetri scuri, ma sentì il cuore perdere un colpo e, improvvisamente , ne fu sicura.

Alessandro ,il suo Alessandro era arrivato.

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