“Centro alta diagnostica, Comune di Latina metta via bandiere rosse”

L'avvocato Massimiliano Bruno

Il caso del diniego della Regione Lazio al Centro di Alta diagnostica di Latina è l’ulteriore riprova, semmai ce ne fosse ancora bisogno, che se l’Italia è stata creata “schiava di Roma”, la città di Latina è più schiava di Roma del resto d’Italia. E’ quanto afferma l’avvocato Massimiliano Bruno, presidente dell’associazione Movimento Latina su quel “no” inaspettato alla installazione del tomografo Pet-Rm ibrido da 3 Tesla a Latina in favore di un privilegio per Roma, proprio mentre l’amministrazione comunale di Latina scendeva in campo per dichiarare apertamente i suoi colori politici.

“La nostra città – sottolinea Bruno – ha subito, nel corso della sua breve storia, decisioni provenienti dall’alto che ancora oggi le fanno pagare il caro prezzo di non avere avuto una classe politica che le consentisse di mantenere la schiena dritta e di rivolgersi senza cappello in mano ai centri decisionali romani. La realizzazione del Centro di Alta Diagnostica a Latina sarebbe un’eccellenza ed un lustro in Italia ed anche in Europa per la medicina nucleare e la diagnostica immagini, attraverso l’impiego di sofisticati macchinari. Tutto ciò, peraltro in un momento storico in cui i disservizi della sanità pubblica, vista anche la situazione del presidio ospedaliero ‘Santa Maria Goretti’ di Latina al collasso, sono giunti ormai ad un livello inaccettabile e si presume che essi possano notevolmente aumentare. E allora perché perdere quest’ulteriore opportunità di crescita e sviluppo economico e sociale per la città di Latina?”

Movimento Latina quindi esorta il Comune, nella persona del sindaco, a smettere “di fare inutili e sterili battaglie ideologiche” e a pensare “invece, concretamente, a rimuovere gli tutti gli ostacoli che si frappongono al completamento dell’opera”. “Basta con il folklore di bandiere rosse e pugni chiusi – attacca Bruno -. Basta comparsate ed ospitate in Tv e Telegiornali nazionali per dire quanto si è giusti, belli e bravi. E’ ora di dare risposte concrete ai cittadini. E’ ora di portare qualche risultato a casa. Oppure si torni alle proprie case. Non possiamo permetterci di perdere questa favolosa opportunità che la Fondazione Roma, nella figura del suo presidente Emmanuele Emanuele ed in quella dell’Avvocato Alfredo Loffredo, ci ha offerto. A loro va la nostra personale richiesta di non arrendersi e di intraprendere qualsiasi strada possibile. Un’eventuale definitiva disfatta – conclude Bruno – causerebbe danni incalcolabili alla collettività ed i cittadini non lo meritano. Sarebbe imperdonabile”.