Crisi idrica, i Sindaci Lepini sono pronti a chiedere lo stato di calamità

I sindaci di Roccagorga, Maenza, Roccasecca dei Volsci, Prossedi, Amaseno e Villa Santo Stefano e Priverno sono pronti a chiedere lo stato di calamità dovuto ad una carenza idrica ormai esasperante. Aver constatato che neppure la misura preventiva di aumentare a 14 ore al giorno (dalle 22 alle 6) la chiusura dell’acqua, per assicurare la normale erogazione nelle ore diurne è servita allo scopo, ha indotto gli stessi sindaci a convocare Acqualatina per una riunione operativa presso la centrale di Fiumicello. All’appuntamento preso la mattina per il pomeriggio, ma seguito a mesi di tira e molla con il gestore, alle promesse di interventi risolutori che poi non sono stati tali, di fronte alla centrale da cui attingono la gran parte dell’approvvigionamento idrico i 7 paesi ostaggio della carenza, Acqualatina ha inviato solamente un tecnico capo impianto che si è limitato a fare quanto in suo potere: riferire la situazione in tempo reale senza poter però prendersi la responsabilità di consentire ai sindaci l’ingresso nella centrale e senza poter accogliere alcuna delle proposte avanzate (tra cui quella di coadiuvare il riempimento dei serbatoi comunali con una flotta di autobotti, oppure di riconoscere il disservizio patito dai cittadini stornando loro le bollette). Carla Amici, Claudio Sperduti, Barbara Petroni, Angelo Pincivero, Antonio Como e Giovanni Di Stefano, cui si unisce anche Anna Maria Bilancia per Priverno (assente per un inderogabile impegno in concomitanza), hanno deciso quindi di dare vita ad un documento congiunto che nei prossimi giorni verrà inviato a tutte le autorità competenti, ovvero alla Provincia di Latina e a quella di Frosinone, alla Regione Lazio, alle Prefetture delle province coinvolte, alla Regione Lazio, al Dipartimento Regionale di Protezione Civile e al Ministero dell’Interno, per sollecitare un tavolo tecnico e per chiedere lo stato di calamità per un’emergenza idrica che si protrae ormai da mesi. Gli stessi sindaci, in caso in cui lo stato di calamità venga riconosciuto e consequenzialmente venga stanziata una somma per far fronte all’emergenza, sono fermi nel voler essi stessi decidere per quanto concerne l’impiego dei fondi in interventi mirati, non fidandosi più del modus operandi del gestore idrico di Ato 4. Le misure intraprese da Acqualatina in questi mesi infatti, non hanno prodotto soluzioni ad una crisi tra l’altro annunciata. Non solo, ma oltre ad una carenza idrica legata ad una scarsità di precipitazioni innegabile, che ha rarefatto le fonti, grossa colpa dell’assenza di acqua nei rubinetti è imputabile alla dispersione di circa il 70% dell’acqua irradiata nella rete. Ciò a causa di una rete obsoleta e malridotta anche per colpa della politica di scarsa manutenzione adottata negli anni da Acqualatina.