Latina, il Pd si spacca sul parere di conformità: respinta la proposta. Calandrini: passo indietro in termini di trasparenza

Il Consiglio comunale di Latina

“Da un punto di vista giuridico il segretario generale non è obbligato ad apporre il visto di conformità e su questo non ci sono dubbi. La questione invece è di opportunità politica, che oggi il Consiglio comunale di Latina non ha saputo cogliere. Il segretario generale è consulente giuridico-amministrativo del Comune e il suo parere di legittimità o conformità costituisce una garanzia a tutela dei consiglieri, e anche dei componenti della giunta, nel momento in cui vanno a deliberare gli atti, soprattutto quelli particolarmente delicati”. Così Massimiliano Carnevale a margine dell’assise civica di oggi. Il consigliere del Partito democratico, in coerenza con la sua sottoscrizione per la richiesta di convocazione di Consiglio comunale promossa dal capogruppo di Fratelli d’Italia sull’argomento, ha votato a favore della proposta finalizzata a che il segretario generale fosse onerato di esprimere il proprio parere in ordine alla conformità dell’azione amministrativa alle leggi, agli statuti, ai regolamenti in relazione ad ogni proposta di deliberazione sottoposta all’approvazione del Consiglio comunale.

Che la maggioranza di Latina Bene Comune respingesse la proposta di Calandrini era abbastanza scontato dal momento che aveva già esternato le proprie resistenze in merito, anche in occasione dell’approvazione degli atti per la costituzione dell’azienda speciale Abc (da ricordare l’imboscata al capogruppo di FdI che aveva scatenato il suo appello al Prefetto). Ma che il Pd arrivasse al voto di oggi spaccato lo si era solo intuito. Nella richiesta di convocazione di Consiglio comunale mancavano le firme di Nicoletta Zuliani ed Enrico Forte. Oggi, contrariamente all’altro esponente dem, hanno votato contro la deliberazione all’ordine del giorno.

La consigliera Zuliani ha motivato il voto contrario sostenendo che la Bassanini del 1997 ha abrogato l’obbligo del parere di conformità da parte del segretario generale, riconoscendo nel parere tecnico espresso dal dirigente anche la valenza di parere di legittimità dell’atto. La consigliera dem in oltre ha sostenuto che non si può ricondurre la questione sul piano dell’opportunità: se c’è l’obbligo per legge non c’è spazio per l’opportunità; l’uno esclude l’altro.

“Alla luce dei recenti provvedimenti normativi in materia di controlli interni e di adempimenti anticorruzione – ha dichiarato invece la consigliera Matilde Celentano della Lista Calandrini -, il segretario generale diviene il garante della legalità e della conformità dell’azione amministrativa alle leggi, agli statuti ed ai regolamenti con il preciso obbligo giuridico di segnalare le illegittimità contenute negli emanandi provvedimenti, al fine di impedire atti e comportamenti illegittimi forieri di danno erariale. Non v’è, pertanto, alcun motivo per il quale il segretario generale del Comune di Latina non debba essere onerato di esprimere il proprio parere in ordine alla conformità dell’azione amministrativa alle leggi, agli statuti ed ai regolamenti, in relazione ad ogni proposta di deliberazione sottoposti all’approvazione della Giunta Municipale e del Consiglio comunale”.

“Oggi in aula abbiamo assistito a un rigore giurisprudenziale che non serviva di fronte ad una questione di opportunità, quella di chiedere il rilascio del parere di conformità al segretario generale, a tutela dei consiglieri e per una maggiore garanzia di legittimità degli atti. Ma allo stesso rigore la maggioranza si è sottratta per il caso dell’Abc, nonostante le segnalazioni di palesi illegittimità”, ha commentato Carnevale.

Il capogruppo di Latina Bene Comune, Dario Bellini ha dichiarato che la proposta deliberativa appariva “anacronistica dal momento in cui il legislatore nel 1997 ha chiesto di abolire l’obbligo del parere di conformità” e che la normativa vigente fa riferimento “alla verifica dell’azione amministrativa e non dei singoli atti”. Da qui il voto contrario dell’intero gruppo.

La delibera è stata bocciata con venti voti contrari e sei favorevoli.

Sconcertato il consigliere Calandrini che in aula ha parlato di un clamoroso passo indietro in termini di trasparenza: “Un parere in più non guasta mai, è indice di trasparenza. Un parere serve anche a fugare il sospetto che nella casa di vetro non deve abitare. In passato il parere di conformità è stato richiesto dal sindaco in più occasioni, con l’arrivo del commissario Giacomo Barbato il parere di conformità da parte del segretario generale è stato reso strutturale. Perché oggi si fa questo passo indietro. Dove sta la trasparenza tanto propagandata da questa amministrazione comunale? Perché accontentarsi della verifica dell’azione amministrativa e non partire a monte, dai singoli atti? Dove sta il problema? Una cosa non esclude l’altra. La trasparenza non la si misura, o c’è o non c’è ed è la corrispondenza tra l’agire e le regole”.