Operazione Dionea, a Latina scossone in Prefettura per l’omesso controllo. Il sistema delle ispezioni

Il sostituto procuratore Giuseppe Miliano e il procuratore aggiunto Carlo Lasperanza

Omissione di controllo. Il procuratore aggiunto Carlo Lasperanza ieri in conferenza stampa è stato chiaro: purtroppo è stato consentito alle onlus di gestire l’accoglienza dei migranti senza alcun controllo da parte dell’organo che ha dato loro il servizio in appalto; l’unico controllo effettuato è stato quello della polizia giudiziaria che è un controllo penale ma in realtà occorreva un controllo anticipato per evitare quello che è successo. Senza giri di parole il dottor Lasperanza ha detto che il passo successivo sarà quello di verificare se l’omissione di controllo sia dipesa da culpa in vigilando o sia riconducibile a ipotesi di connivenza o corruzione. Parole da far tremare il palazzo della Prefettura di Latina che dal 2015 al 2017 ha erogato oltre 4,5 milioni di euro alle onlus La Ginestra e Azalea al centro dell’operazione Dionea che ha portato all’arresto a Fondi di sei persone con incarichi precisi nelle due associazioni titolari dell’appalto e in una terza associazione entrata nell’affare senza alcuna comunicazione alla Prefettura.

Un “mondo di mezzo”, tanto per riprendere la similitudine fatta dal procuratore aggiunto con il sistema di Mafia Capitale, in cui si è lucrato sulla testa dei migranti, in loro danno, e in danno dello Stato vista l’accusa di truffa e frode nelle pubbliche forniture.

Chi controlla cosa nel delicato sistema dei Cas, centro di accoglienza straordinaria per richiedenti asilo? Ammonta a 19mila euro lo stanziamento che il Ministero dell’Interno ha destinato alla Prefettura di Latina a copertura degli straordinari del personale da inviare sul campo per le ispezioni da svolgersi dal secondo semestre 2017 al primo semestre 2019 in tutta la provincia Pontina, da Aprilia a Minturno, dove fino allo scorso anno risultavano 160 strutture adibite a Cas. Una cifra sufficiente? Forse a garantire una sola visita per ciascun centro di accoglienza. Ma tant’è. Le ispezioni sono iniziate ad ottobre 2017 e con non poche difficoltà dovute anche alla limitazione oraria concessa al personale delle forze dell’ordine in supporto dei dipendenti della Prefettura incaricati per svolgere questa funzione. Viaggi non facili con alcune mete in situazioni estreme per la precarietà dei luoghi. Tutto verbalizzato. E poi?

Non sappiamo se a seguito delle ispezioni, laddove la verifica ha evidenziato gestioni carenti, sono seguiti provvedimenti adeguati. Certo è che almeno in tre delle strutture finite nel ciclone la “visita”, dall’esito insoddisfacente, era stata relazionata in ufficio. Alle associazioni La Ginestra e Azalea sono state applicate sanzioni per 150mila euro con l’obbligo di adeguamento alle disposizioni ministeriali. Stando all’esito delle investigazioni le stesse onlus avrebbero svolto l’attività di accoglienza in strutture sprovviste dei certificati di prevenzione incendi relativi agli immobili, violazioni delle norme sulla sicurezza mediante l’ostruzione delle vie di fuga con i letti occupati dagli stranieri, gravi carenze nella manutenzione degli impianti elettrici e pessime condizioni igieniche, queste ultime documentate dai filmati della polizia scientifica. Insomma, stando a quanto riferito dagli inquirenti, quei Cas erano da chiudere. Oggi il Messaggero riporta che la Prefettura ha avviato tutte le procedure del caso per il trasferimento dei rifugiati ospiti delle onlus finite sotto inchiesta in altre strutture a norma e con posti disponibili.

Le ispezioni da parte della Prefettura, lo ripetiamo, a fronte di 19mila euro a disposizione sono iniziate ad ottobre 2017. Del periodo precedente, relativo per altro all’avvio del servizio delle onlus finite al centro dell’inchiesta Dionea, non abbiamo notizie. La Procura vuole fare luce.