Braccianti agricoli sfruttati e malpagati: arrestato imprenditore di Terracina, al lavoro nella sua azienda indiani irregolari

Braccianti agricoli sfruttati e malpagati: arrestato il datore di lavoro. E’ accaduto a Terracina dove da ieri è agli arresti domiciliari Massimiliano Cimaroli, imprenditore agricolo di 41 anni, titolare di una ditta individuale. E’ accusato di aver impiegato manodopera in condizioni degradanti e in stato di bisogno con la complicità di due indiani di 28 e 58 anni, denunciati a piede libero per avere agito in concorso con l’imprenditore agricolo svolgendo incarichi di sorveglianza e controllo delle persone sfruttate. Il blitz sui campi agricoli è avvenuto dopo giorni di appostamenti da parte degli agenti della Squadra Anticrimine del commissariato di Polizia diretto Roberto Graziosi.

Durante diversi servizi la Polizia ha documentato le attività lavorative all’interno dell’azienda, decidendo di intervenire ieri con diverse unità operative, alcune delle quali con auto e abiti civili di copertura, circondando l’area e dando inizio al blitz. Alcuni agenti, travestiti con abiti da bracciante agricolo, hanno proceduto a piedi sui sentieri dell’appezzamento di terra fino a giungere a poca distanza dai veri braccianti al lavoro senza i dispositivi minimi di sicurezza, alcuni completamente scalzi e doloranti sulla terra cocente.

Tra i braccianti agricoli, tutti stranieri di origine indiana, ultimate le procedure di identificazione, la maggior parte è risultata clandestina sul territorio nazionale. Sul posto è stato trovato anche l’imprenditore, che risiede all’interno di una villa sulla stessa proprietà dell’azienda agricola. Individuati e identificati i due indiani con funzioni di controllo e sorveglianza dei braccianti sfruttati.

Secondo gli investigatori la copiosa documentazione acquisita e le risultanze degli accertamenti avrebbero evidenziato che i braccianti agricoli sarebbero stati sottoposti alla reiterata violazione dell’orario di lavoro, dei riposi, delle ferie e dei congedi per malattia. Gli stessi avrebbero percepito una retribuzione non conforme che nella migliore delle ipotesi sarebbe risultata più che dimezzata. L’unico dei braccianti, dotato di un contratto di lavoro, risulterebbe aver percepito in busta paga meno di un terzo di quanto lavorato.

In base alle indagini della Polizia di Stato i braccianti sarebbero stati costretti a lavorare oltre 12 ore al giorno, ciascun giorno della settimana, senza fruire di alcuna giornata di riposo o festiva, tanto meno di congedi per malattia. La paga oraria era di 4 euro per ogni ora di lavoro senza alcuna maggiorazione per il lavoro prestato nei giorni festivi.

All’interno dell’azienda gli agenti avrebbero documentato la totale assenza dei dispositivi a tutela della normativa di sicurezza e dell’igiene. I braccianti agricoli sarebbero stati costretti a mangiare un fugace pasto in una una stalla/mangiatoia con accanto agenti chimici e fitosanitari accatastati.