Blitz antimafia a Fondi, sei arresti e sequestro di una società operante al Mof. Di nuovo nei guai la famiglia D’Alterio

Di nuovo nei guai la famiglia D’Alterio di Fondi: arrestati Giuseppe, più noto come Peppe o’marocchino, 62enne residente a Fondi, e i figli Luigi, Armando e Melissa, di 38, 35 e 36 anni, insieme a Anna D’Avia 46 anni, sempre di Fondi, e Matteo Simoneschi, 31enne residente a Terracina. Sono indagati a vario titolo dei reati di estorsione, illecita concorrenza con minaccia o violenza, impiego di denaro di provenienza illecita, trasferimento fraudolento di valori, autoriciclaggio e intestazione fittizia di beni, commessi con l’aggravante del metodo mafioso (articolo 416 – bis.1 del codice penale).

Gli arresti sono avvenuti nell’ambito di un’operazione antimafia eseguita dai carabinieri del comando provinciale di Latina, con 50 uomini, supportati dai colleghi della provincia di Caserta, e un velivolo proveniente da Pratica di Mare. Le misure cautelari, disposte dal Gip di Roma, sono state eseguite a Fondi, Terracina e Mondragone all’alba di oggi. Destinatari di ordinanza anche altre due persone al momento non rintracciate. Nell’ambito dello stesso contesto, scaturito da un’attività d’indagine avviata dalla Tenenza dei carabinieri di Fondi, convenzionalmente denominata “Aleppo”, i militari hanno dato esecuzione al sequestro preventivo delle quote e del patrimonio aziendale di una società di trasporto, “La Suprema srl”.

Le indagini, coordinate dalla Direzione distrettuale antimafia della Procura di Roma, sono state sviluppate dal Nucleo investigativo di Latina. Secondo gli inquirenti, la famiglia D’Alterio, già in passato coinvolta in inchieste antimafia, avrebbe esercitato un controllo sull’indotto del Mercato ortofrutticolo di Fondi “grazie a radicati collegamenti con i clan camorristici casertani”, con “un un potere intimidatorio di tipo mafioso al fine di monopolizzare i trasporti da e per il Mof., imponendo anche una propria ‘tassa’ ai movimenti effettuati dalle altre ditte, assumendo il controllo della Suprema srl, fittiziamente amministrata da prestanome ma di fatto gestita dai figli di Giuseppe D’Alterio, al fine di acquisirne i profitti eludendo le disposizioni in materia di misure di prevenzione patrimoniali”. Tra gli episodi contestati anche le minacce ad un imprenditore della provincia di Viterbo per tornare in possesso di beni che il medesimo aveva acquistato a un’asta pubblica, dopo che erano stati sottratti agli stessi D’Alterio in esecuzione di una misura di prevenzione.