Latina, staffetta della memoria per non dimenticare la Shoah. La testimonianza di Claudia Finzi Orvieto

“Racconto ai ragazzi ciò che è accaduto per indurli a riflettere non soltanto su quello che è storicamente avvenuto, ma soprattutto su quanto il razzismo sia purtroppo ancora un male vivo nella nostra contemporaneità”. Così ha esordito la signora Claudia Finzi Orvieto, testimone delle persecuzioni antisemite durante la Seconda Guerra mondiale, che proprio questa mattina è stata ospite nell’aula magna della scuola secondaria di primo grado, “Leonardo Da Vinci”, di Latina nell’ambito della manifestazione, “Educare alla Memoria”, organizzata dalle docenti dell’Istituto, Carla De David e Maria Grazia Marchionne.

Gli alunni delle classi terze, guidati dagli insegnanti, hanno portato avanti durante le prime ore di lezione una staffetta, simbolicamente rappresentata da una luce blu, per commemorare la Shoah e per porre l’attenzione sul pericolo rappresentato dalle varie forme di discriminazione esistenti. Hanno quindi accolto insieme ai docenti del plesso e alla dirigente scolastica, la dottoressa Eliana Assunta Valterio, la signora Finzi Orvieto nell’aula magna dell’Istituto di viale De Chirico.

“Sono nata nel 1940 – ha narrato la donna originaria della comunità ebraica di Bologna che fa parte di una associazione romana che si occupa, appunto, di testimoniare la persecuzione nazi-fascista subita dagli ebrei in Italia e in Europa – e sono riuscita a salvarmi, insieme a mia sorella, a mio padre e a mia madre, perché avemmo la grandissima fortuna di recuperare velocemente dei documenti di identità falsi. Nel 1943 dopo l’armistizio tutto cambiò, difatti, da un giorno all’altro. Vivemmo dunque sotto falso nome ed è solo per tale ragione che oggi sono qui a raccontarvelo. La stessa sorte, purtroppo, non toccò, nella mia famiglia né a mio nonno né a mio zio, che, invece, furono deportati ad Auschwitz e lì trovarono la morte”.

Sono tanti gli episodi che la signora Claudia Finzi Orvieto, un cognome che rievoca peraltro uno dei capolavori della letteratura italiana ambientato proprio durante gli anni delle persecuzioni razziali, riporta alla luce rendendo partecipi della Memoria gli alunni della “Leonardo Da Vinci”.

“Tutto è nato in modo graduale e subdolo; – ha spiegato la signora Finzi Orvieto – le deportazioni sono state l’esplosione di un sentimento antisemita che serpeggiava da anni e che era stato legittimato dalle leggi. Nel 1937 Mussolini ordinò un censimento di tutti gli ebrei presenti in Italia, circa 51mila. Quegli elenchi vennero depositati nelle Questure e sulla base dei nomi che vi erano scritti avvenne poi il rastrellamento e la deportazione”.

Gli studenti hanno ascoltato, assorti e in silenzio, le vibranti parole della signora Finzi Orvieto: “Immaginate cosa possa provare un bambino nel sentirsi dire da un giorno all’altro ‘non potrai più frequentare la scuola’. Vennero infatti cacciati dall’oggi al domani alunni ed insegnanti ebrei da tutte le scuole italiane. Mia madre si poté laureare, poiché era arrivata al termine del suo percorso universitario quando entrarono in vigore le leggi razziali, ma lo fece trattata da appestata e, nonostante i suoi voti altissimi, le venne dato il minimo”. E ancora: “Oggi a tutti noi sembra assurdo anche solo fare il pensiero che vi sto per dire, ma all’epoca il sangue di un ebreo era considerato da tutti diverso dal sangue di una qualsiasi altra persona. Gli ebrei erano ritenuti una razza inferiore ed è proprio dal razzismo che ci dobbiamo difendere”.

Al termine dell’intensa mattinata gli alunni delle classi terze insieme alla signora Claudia Finzi Orivieto hanno legato le loro riflessioni e i loro pensieri più profondi a dei palloncini liberandoli in aria. In questo modo i ragazzi della “Leonardo Da Vinci” hanno fatto prendere il volo alle loro speranze e al loro impegno a non dimenticare e a costruire un mondo libero dal razzismo e dalle discriminazioni.