Urbanistica a Latina, la variante Q3 tra errori, sospetti e garantismo a fasi alterne

Il sindaco di Latina Damiano Coletta

L’assessore all’urbanistica del Comune di Latina indagato per la variante. Sembra un titolo già letto, ma guai a paragonare il passato al presente perché quando il caso riguarda un esponente di Lbc (è stato il sindaco oggi ad informare il Consiglio comunale che l’unico della giunta ad essere indagato per la variante Q3 è Francesco Castaldo) la “tempesta è in un bicchier d’acqua”. Citazione, quest’ultima, di Dario Bellini, capogruppo di maggioranza che nel corso del suo intervento, al Consiglio comunale di oggi, ha detto che la procedura seguita per la variante Q3 lo porta ad essere fiducioso sulla regolarità della delibera di giunta finita sotto inchiesta. “La variante in questione non è sostanziale”: ha “sentenziato”.

Ma lo status di indagato di Castaldo è stato ripreso più volte nel lungo dibattito consiliare. Cosicché il leghista Matteo Adinolfi ha osservato che il predecessore di Castaldo, Gianfranco Buttarelli anche lui targato Lbc, si era dimesso subito in occasione della notifica della misura cautelare ai domiciliari per la clamorosa inchiesta di Cisterna. E Castaldo che fa? Apriti cielo. Dai banchi della maggioranza l’alzata di scudi in difesa dell’assessore all’urbanistica: ci sembrano due casi molto diversi.

Il garantismo sfoggiato oggi dalla maggioranza (in luogo della visione forcaiola offerta in campagna elettorale come sottolineato dal leghista Massimiliano Carnevale) ha lasciato stupito il consigliere Alessandro Calvi, di Forza Italia. Un’appartenenza politica dalla pesante eredità quando si parla, come oggi, di urbanistica a Latina. Consapevole di ciò Calvi, ha detto di fare costantemente tesoro degli errori del passato. “Oggi dite – ha affermato rivolgendosi al sindaco e alla sua maggioranza – che non entrate nel merito della variante Q3 perché c’è l’inchiesta, ma ricordo che in passato qualcuno fotografava le auto degli assessori sotto i palazzi in costruzione. Eppure questa è l’aula in cui si dovrebbero discutere e affrontare i problemi e invece è un’aula svuotata delle sue funzioni.  Sindaco, vice sindaco, maggioranza assenti in questa aula (Calvi si riferiva all’andirivieni in aula da parte degli esponenti di Lbc e dalla prolungata assenza di Coletta, ma anche al fatto di ‘sviare’ da parte loro il tema, ndr). State trattando Latina in maniera superficiale. Avete detto che il Piano commercio del 2013 non era condivisibile, ma dopo che avete dato l’incarico per la sua revisione avete approvato la variante”. Infine Calvi si è tolto un sassolino dalla scarpa, a proposito degli atti approvati a ridosso delle feste comandate che destano sospetto. Il riferimento è alla delibera di giunta, approvata il 28 dicembre 2018, per la variante in Q3. Ma occhio a parlare in questo caso di sospetti se non vuoi attirare le ire di Lbc. Calvi non ha esternato sospetti, ma ha solo ricordato al sindaco Coletta le sue parole rivolte, in qualità di presidente di Rinascita Civile, all’ex sindaco Giovanni Di Giorgi, contenute in una sua lettera del 18 agosto 2012 sulla privatizzazione del teatro: “Se ci sono ragioni oscure dietro le quinte di questa ‘sorpresa di Ferragosto’, non lo sappiamo. E come cittadini avremmo tutto il diritto di saperlo…” . Come a dire che il sospetto di oggi non dovrebbe indignare l’ex presidente di Rinascita Civile, oggi primo cittadino di Latina.

Duro l’intervento della consigliera Nicoletta Zuliani del Partito democratico che ha elencato ad uno ad uno tutti gli “errori” contenuti, a suo dire, nella delibera di giunta di approvazione della variante Q3.C’è un disegno torbido dietro questa variante e dietro gli altrettanti frettolosi provvedimenti edilizio urbanistici che state prendendo – ha attaccato la consigliera dem -. Ma voi, che città volete? Quale disegno volete realizzare? Come pensate debba svilupparsi Latina? O come può evitare di deperire?”.

Parole, quelle di Zuliani, che non hanno lasciato indifferenti i consiglieri di maggioranza, che a turno hanno replicato, e soprattutto l’assessore Castaldo che ha detto di non accettare lezioni tecniche dalla consigliera, paragonata a un “pericolo pubblico”. E non lo avesse mai detto: “Io ho portato dei dati – ha replicato l’esponente del Pd -, o mi si confutano i dati o lei (ha detto rivolgendosi a Castaldo, ndr) non può dire che sono io un pericolo pubblico”. La consigliera ha ricevuto la solidarietà del leghista Adinolfi che ha attaccato duramente Castaldo per le parole pronunciate. Infine l’assessore si è scusato.

Ma intanto le parole volano, mentre gli errori restano. Il sindaco Coletta oggi ha detto di stare con la coscienza a posto, al netto degli errori. Errori che finora non ha voluto esporre e neanche correggere, convinto che la ciambella uscirà sempre col buco come è accaduto in sede di giustizia amministrativa. Il primo cittadino ha citato a vantaggio di questa tesi i ricorsi respinti su rifiuti, trasporti e servizi sociali: “Abbiamo avuto sempre ragione”. Finora.