Lavoratore esposto all’amianto per 37 anni, Inps condannato a riconoscergli una pensione più alta

L'avvocato Ezio Bonanni

Il Tribunale di Latina ha condannato l’Inps al risarcimento previdenziale, con l’aumento delle rate della pensione, in favore di un uomo che durante la vita lavorativa è stato a contatto con l’amianto dal 1958 al 1995 presso diverse ditte della provincia pontina. La sentenza è stata emessa dal giudice del lavoro Viola Montanari, che ha accolto le richieste dell’avvocato Ezio Bonanni.

Singolare il fatto che il pensionato finora, e per fortuna, non ha contratto alcuna patologia legata alla fibra killer, ma la stessa ha comunque provocato lesioni per cui, ha sottolineato l’avvocato Bonanni, sussiste il diritto al risarcimento del danno sotto forma di un aumento di pensione e quindi di rivalutazione dei ratei da percepire, e la liquidazione della differenza tra il maggior importo dovuto e quello erogato finora.

Bonanni, che è anche presidente dell’Osservatorio nazionale amianto, ha fornito anche alcuni dati, già resi pubblici nel corso di una conferenza che si è tenuta sabato scorso proprio a Latina.

Sono circa 600 i decessi negli ultimi 20 anni, di cui 150 casi di mesotelioma, con un trend in netto fino all’anno 2014. Le città più colpite dai casi di mesotelioma – secondo quanto rilevato dal presidente dell’associazione – fino a tutto il 2018, sono Latina con 30 casi; Gaeta con 25 casi; Aprilia con 20 casi; Sezze con 10 casi, Formia con 15 casi.

“Il mesotelioma è solo la punta dell’iceberg – ha spiegato Bonanni – perché l’amianto provoca tumori polmonari, alla laringe, farince, esofago, fegato, colon e perfino all’ovaio e per non parlare dell’asbestosi, placche pleruiche ed ispessimenti pleruirici e le complicazioni cardio-vascolari. L’Ona quindi stima un’incidenza di mortalità per patologie asbesto correlate in provincia di Latina per il periodo dal 2000 al 2018 di circa 600 decessi, con una media di poco superiore a 30 decessi ogni anno”.