Latina, clan e Lega: l’eco dei pentiti alla vigilia delle europee. Pd garantista chiede chiarezza

Un momento della conferenza stampa con Michele Prestipino Giarritta, procuratore aggiunto della Dda di Roma, che si è tenuta in occasione dell'operazione Alba Pontina

Le “rivelazioni” odierne del quotidiano “La Repubblica” agitano le acque della politica pontina, o meglio delle prossime imminenti elezioni europee. La notizia confezionata sulla base delle dichiarazioni rese dal collaboratore di giustizia Agostino Riccardo, in gran parte anticipate da Riccardo Pugliese, figlio di Cha Cha del clan Di Silvio-Ciarelli, diventa di rilevanza nazionale.
Della mano del clan nelle campagne elettorali delle amministrative del 2016, a Latina e Terracina, se ne è abbondantemente parlato e scritto lo scorso giugno in occasione dell’operazione Alba Pontina con l’arresto di 25 persone appartenenti al sodalizio dei Di Silvio. Manifesti, attacchinaggio e quanto altro in favore di Francesco Zicchieri, all’epoca candidato a Terracina come consigliere della lista “Noi con Salvini”, oggi deputato e coordinatore regionale della Lega, e di Roberto Bergamo, candidato nella lista di Angelo Tripodi sindaco, quest’ultimo poi diventato lo scorso anno consigliere regionale e capogruppo della Lega. Questa l’essenza – manifesti e attacchinaggio – delle dichiarazioni del pentito Pugliese nell’ambito “elettorale” in aggiunta a quelle che più direttamente avrebbero contribuito a rendere possibile la maxi operazione Alba Pontina. Repubblica cita quale elemento di novità un altro esponente della Lega, Matteo Adinolfi, nel 2016 candidato a Latina per la carica di consigliere nella lista “Noi con Salvini”, ed oggi candidato della Lega alle europee. Nel servizio di Repubblica pubblicato oggi, il pentito Riccardo avrebbe detto agli inquirenti che Raffaele Del Prete, imprenditore pontino dei rifiuti, cliente dello studio commercialista di Adinolfi, si sarebbe rivolto alla manovalanza del clan, al prezzo di 100-150 euro a botta, per sponsorizzare Adinolfi affinché fosse eletto a Latina, lui così come Zicchieri a Terracina, in modo tale da avere una “spinta” nell’affidamento del servizio rifiuti in entrambe le città. L’accostamento Adinolfi-Del Prete fu azzardato, senza avere alcun seguito da un punto di vista giudiziario, anche in un’altra inchiesta, Touchdown, sul finire del 2017, che sconquassò l’amministrazione comunale di Cisterna di Latina.
Oggi il clamore pontino si irradia verso la capitale gettando pesanti dubbi a livello nazionale sulla Lega, partito del vice-premier Matteo Salvini e ministro dell’Interno. Un attacco al Carroccio e alla sua avanzata?
L’interrogativo è frutto della “tempistica” dell’autorevole quotidiano che spacca il fronte politico. Se metti in dubbio l’opportunità del servizio di Repubblica sei spacciato: stai con la Lega e il clan che l’ha sostenuta. Se al contrario la sostieni, sei spacciato al pari, perché ti diranno che sei come minimo un cinquestelle, o un dem o ancora un esponente di Forza Italia o di Fratelli d’Italia, partiti che in provincia stanno riemergendo e che se vogliono sperare nell’elezione di un proprio europarlamentare devono sparare a zero sull’avversario interno al centrodestra. Fantapolitica? Fantafango? Un’anticipazione giornalistica sul sentore di un’imminente nuova operazione di polizia giudiziaria che scioglierà come neve al sole l’ombra di aver cavalcato la tigre allo scopo di un mero discredito politico? Si vedrà.
Intanto si registrano le prime reazioni.
“Gli articoli di giornale usciti oggi, sulla relazione tra clan criminali e politica, non fanno che confermare le nostre preoccupazioni – ha affermato il sindaco di Latina Damiano Coletta -. L’azione meritoria della magistratura e delle forze dell’ordine ha portato a importanti arresti e all’emergere di verità che hanno permesso alla nostra città di voltare pagina e iniziare a scrivere una nuova storia. Non va abbassata la guardia, le collusioni e contaminazioni vanno combattute sempre perché non mettono a rischio soltanto il principio di legalità ma producono un danno alla vita civile della nostra comunità”.
“Si ipotizzano rapporti tra il clan Ciarelli – Di Silvio e la Lega. Le rivelazioni di due pentiti alla base di possibili contestazioni di reato. Se le anticipazioni giornalistiche fossero confermate sarebbe un fatto gravissimo – ha commentato Claudio Moscardelli, segretario provinciale del Partito democratico, ex senatore dem componente della Commissione Parlamentare Antimafia -. Al clan è stato contestato di recente il reato di associazione di stampo mafioso. Occorre chiarezza trattandosi dei vertici della Lega, il partito del Ministro dell’Interno. “Le Procure indaghino – prosegue il segretario insieme ai consiglieri regionali dello stesso partito Salvatore La Penna ed Enrico Forte – siamo garantisti, però chiediamo venga fatta chiarezza al più presto, soprattutto perché la Lega è il partito di Matteo Salvini, il ministro dell’Interno. Il carattere di criminalità organizzata era noto da tempo a Latina grazie all’azione delle forze dell’ordine e della magistratura e grazie all’attenzione della Commissione Antimafia più volte intervenuta”.