Sabato 15 novembre, alle 11, il Circolo cittadino di Latina ospiterà la presentazione del libro “La nascita dei quartieri Q4 e Q5”, firmato da Gervasio Marini. Un’opera che arriva come un dono alla città: il volume, infatti, sarà distribuito gratuitamente sia ai presenti sia alle famiglie residenti nei quartieri Q4 e Q5, oggi conosciuti come Nuova Latina e Nascosa.
Il libro ricostruisce la storia di due aree che, da terreni argillosi e marginali, sono diventate un pezzo fondamentale del tessuto urbano. Marini parte dagli anni ’60, quando il boom demografico e l’arrivo di migliaia di lavoratori attratti dalle industrie sostenute dalla Cassa del Mezzogiorno imposero la necessità di ripensare il piano regolatore. È qui che nasce l’idea – allora visionaria – di destinare a nuovi quartieri quelle zone che l’agricoltura non riusciva a valorizzare.
È la storia di una costruzione imponente, che avrebbe potuto scorrere lineare se non fosse stato per il grande limite dei collegamenti: tre sottopassi stretti, insufficienti allora come oggi. La prefazione del libro è firmata dal giornalista pontino Paolo Iannuccelli, mentre la copertina porta la firma artistica di Giuliana Bocconcello.
Il libro è anche l’occasione per ripercorrere la vita dell’autore, nato a Latina nel 1936 da una famiglia contadina dei Lepini e sopravvissuto, da bambino, a un attacco aereo in cui perse il padre. La sua è una storia di riscatto: dal lavoro e dallo studio fino ai vertici dirigenziali della Mistral, multinazionale dell’elettronica, per poi passare all’imprenditoria nella nautica grazie all’accordo con il marchio americano Cris-Craft. Rilevò la Nuova Dublo spa, salvando un’azienda di 350 dipendenti senza licenziare nessuno nel momento critico dell’apertura al mercato cinese. Marini è stato attivo anche nella vivaistica, nelle costruzioni e nel settore pubblico, ricoprendo incarichi di vertice nel Consorzio di Bonifica dell’Agro Pontino.
Un libro che non si limita a raccontare la nascita di due quartieri: restituisce alla città un pezzo della sua memoria collettiva e chiama a una riflessione sul futuro di un’area che, ancora oggi, chiede di essere completata.









