Accesso agli atti, a Latina bagarre in Consiglio sul regolamento bavaglio

Trambusto in Consiglio comunale oggi a Latina durante l’esame del Regolamento per la disciplina del diritto di accesso agli atti dei consiglieri comunali. L’amministrazione di Latina Bene Comune ha portato in aula la bozza del regolamento licenziato dalla commissione Affari Istituzionali a maggioranza, con l’astensione degli esponenti di opposizione, presentando a sorpresa un emendamento ancora più stringente rispetto alle procedure già inserite.

L’emendamento, a firma dei consiglieri Dario Bellini, Marina Aramini ed Emanuele Di Russo, prevedeva la limitazione al diritto di accesso dei consiglieri alla documentazione del contenzioso, legale al fine della tutela del diritto istruttorio, e delle relazioni del responsabile dell’anticorruzione (attualmente il segretario generale Rosa Iovinella), ai fini della sicurezza. Apriti cielo in aula.

Il regolamento, con tanto emendamento, è stato definito bavaglio (per citare il termine della consigliera Matilde Celentano di FdI) per una lunga sfilza di limitazioni imposte ai consiglieri che svolgono una funzione di controllo sull’amministrazione. Una forzatura, anzi molto di più per l’opposizione che a più voci ha definito il regolamento oggetto di discussione una pietra tombale sul principio della trasparenza. Salvatore Antoci, ex Lbc, ora del gruppo misto, ha sentenziato: “Siamo partiti dalla casa di vetro e siamo arrivati a qualcosa di molto opaco”.

Ma ad aprire le “danze” dello scontro è stata la consigliera Nicoletta Zuliani del Pd che, dopo aver chiesto insistentemente quali fossero i riferimenti normativi che davano legittimità alla proposta deliberativa, ha elencato tutta una serie di leggi e sentenze che riconoscono senza alcuna limitazione il diritto del consigliere comunale ad ottenere dall’ente tutte le informazioni utili all’espletamento delle funzioni. “Diritto che non incontra alcuna limitazione derivante dalla loro eventuale natura riservata, in quanto il consigliere è vincolato al segreto d’ufficio”, ha sottolineato, evidenziando anche che è “l’obbligo del consigliere a mantenere il segreto d’ufficio” a garantire la riservatezza.

Durissimo il passaggio sulla limitazione delle memorie e relazioni del responsabile dell’anticorruzione e antimafia segretate per motivi di sicurezza. “E’ inaccettabile, questo è davvero inaccettabile, inaccettabile, inaccettabile”, ha detto rivolgendosi alla maggioranza e in attesa che qualcuno le spiegasse quale fosse la norma di riferimento per questa introduzione. E rispondendo alla consigliera Aramini, ha detto che la libertà non è insita nella “non appartenenza ad un partito” ma alla conoscenza “che invece Lbc vuole limitare”.

“Questa è un’offesa”, ha gridato la consigliere Aramini, interrompendo l’intervento in corso. Poi ripresa dal presidente del Consiglio comunale Massimiliano Colazingari si è allontanata dall’aula.

Ma quando la parola è passata al capogruppo Dario Bellini, il dibattito si è fatto davvero pesantissimo: “Mi fa schifo, mi fa schifo, mi fa schifo”, ha detto riguardo alla dichiarazione di Zuliani. Ma il messaggio che è passato è che le facesse schifo la consigliera. I consiglieri di minoranza hanno chiesto a Bellini di scusarsi, ma lui non lo ha fatto ribadendo che si riferiva alla sua dichiarazione e non alla persona.

Regolamento ed emendamento sono stati approvati con 14 voti favorevoli di Lbc e 8 contrari dell’opposizione.

Durante le dichiarazioni di voto è intervenuta la segretaria generale Rosa Iovinella spiegando che la norma stabilisce dei principi e che spetta all’amministrazione il compito di trovare delle regole per attuarli. In quanto alle limitazioni per la tutela della riservatezza e del segreto istruttorio ha citato il caso di una violazione dell’obbligo alla riservatezza con la pubblicazione di atto dagli organi di stampa. Come a dire che invece di richiamare alla responsabilità chi ha sbagliato è meglio mettere un bavaglio a tutti affinché non riaccada?