Poi succede che in caso di diritti violati si alza la voce sulla parte soccombente. La protesta dei cittadini di Formia contro il disservizio prolungato di Acqualatina è finita con il deferimento dei primi senza che nessuno si preoccupasse di andare a fondo alla causa della mobilitazione. Troppo comodo, troppo ingiusto. E così a scendere al fianco dei “ribelli” sono stati i parroci di Formia, esprimendo solidarietà a chi ha protestato pacificamente ed è stato perseguito dalla legge.
Con una lettera aperta i pastori delle comunità parrocchiali formiane invitano le autorità competenti a verificare e a perseguire chi in questi mesi si è reso responsabile dell’interruzione del servizio pubblico e i sindaci a fare il possibile per risolvere il disagio e quindi ad adoperarsi per la ripubblicizzazione totale del servizio idrico. Se la Chiesa fa politica… Una politica con la P maiuscola, come la P del Papa, perché l’acqua è un diritto umano essenziale senza il quale è impossibile esercitare gli altri.
La strada è stata spianata da Francesco nell’enciclica “Laudato si’”: “Mentre la qualità dell’acqua disponibile peggiora costantemente, in alcuni luoghi avanza la tendenza a privatizzare questa risorsa scarsa, trasformata in merce soggetta alle leggi del mercato. In realtà, l’accesso all’acqua potabile e sicura è un diritto umano essenziale, fondamentale e universale, perché determina la sopravvivenza delle persone, e per questo è condizione per l’esercizio degli altri diritti umani”.
E’ per questa ragione che i parroci di Formia chiedono “ai sindaci del comprensorio di adoperarsi per affrontare con ogni mezzo a disposizione il profondo disagio che l’interruzione della fornitura di acqua, bene pubblico e primario, ha determinato soprattutto nei confronti degli utenti più deboli e svantaggiati”. Chiedono ai sindaci che “vengano messi in atto tutti gli interventi necessari per affrontare e risolvere il male gravissimo della dispersione di un bene così prezioso com’è l’acqua, soprattutto in considerazione della diminuita disponibilità di questa risorsa”.
“Chiediamo – aggiungono -, in linea con il disposto referendario, che i sindaci si adoperino per una totale pubblicizzazione del servizio idrico, per scongiurare il pericolo segnalato da Papa Francesco al numero 30 dell’Enciclica Laudato Si”.
Il documento dei pastori è dirompente. Segnala come “non siano state fornite risposte adeguate dall’ente gestore, nella componente pubblica e privata”, alla grave crisi idrica che ha prodotto “insostenibili” disagi per la popolazione, soprattutto anziana e malata, che “ha finito per alimentare un movimento di protesta spontaneo che ha occupato pacificamente le strade di Formia”.
I parroci, quindi, chiedono “alle competenti autorità di verificare e perseguire le responsabilità di quanti in questi mesi, sospendendo la fornitura idrica, hanno determinato l’interruzione di un servizio che deve garantire l’uso di un bene pubblico e primario”.
Dunque, mentre i pastori prendono hanno preso a cuore il disagio vissuto sul territorio mostrandosi solidali senza se e senza ma nei confronti dei cittadini denunciati, da parte del Comune di Formia non c’è stata alcuna risposta alla richiesta di convocazione di un Consiglio comunale ad hoc per il quale sono state raccolte nel giro di poche ore centinaia di firme.