Clima incandescente in commissione Trasparenza a Latina, convocata dalla presidente Maria Grazia Ciolfi per fare chiarezza sull’aumento di capitale da 30 milioni di euro richiesto dal CdA di Acqualatina. Al centro della seduta, la presunta violazione del mandato del Consiglio comunale, che lo scorso settembre aveva dato mandato alla sindaca Matilde Celentano di votare contro l’operazione.
Un confronto che, però, si è trasformato in un muro di gomma. All’appuntamento non si è presentato l’avvocato Mignano, delegato dalla sindaca a rappresentare il Comune all’assemblea dei soci del 31 ottobre, mentre non sono stati trasmessi nemmeno i documenti richiesti dai commissari, tra cui l’atto di delega ufficiale.
L’opposizione, compatta (Lbc, PD, M5S e Per Latina 2032), parla apertamente di “tradimento politico”:
“Il delegato della Sindaca avrebbe presentato proposte del tutto diverse da quelle approvate in Consiglio, chiedendo di ridurre l’aumento di capitale a 14 milioni e di utilizzare per la copertura i crediti vantati dai Comuni, per circa 7 milioni. È un fatto gravissimo – attaccano – che disattende la volontà unanime dell’aula”.
Durissime anche le accuse di ostruzionismo alla maggioranza, che avrebbe tentato di rinviare la seduta e perfino impedito all’assessora alle Partecipate Ada Nasti di intervenire. “Una maggioranza divisa, incapace di chiarire cosa sia accaduto in assemblea – prosegue l’opposizione – e una Sindaca che si sottrae al confronto. È l’immagine di un’amministrazione allo sbando”.
La questione Acqualatina, già al centro di scontri interni e tensioni politiche, torna così a incendiare il dibattito in Comune. Per le minoranze, il Comune di Latina avrebbe finito per favorire gli interessi del socio privato Italgas, a discapito dei cittadini: “Reti colabrodo, dispersione idrica al 70% e bollette salate – concludono –: il prezzo di una gestione che continua a scaricare sui cittadini le conseguenze di scelte sbagliate e mancate risposte”.









