Nuovo duro affondo delle associazioni dei consumatori Assoconfam, Codacons, Codici e Fedicons nei confronti di Acqualatina e della gestione del servizio idrico affidata al socio privato, oggi Italgas. Secondo i rappresentanti degli utenti, la conduzione della società sarebbe “pessima” e ben lontana dalle legittime aspettative della cittadinanza, con un carico di costi che grava quasi esclusivamente sulle bollette dei consumatori. Le contestazioni mosse negli ultimi anni riguardano diversi aspetti, a partire dalla scelta di affidare il recupero delle morosità a soggetti esterni “con costi persino maggiori rispetto alle somme recuperate, una decisione che apparirebbe clamorosa persino agli occhi del più sprovveduto dei bambini”.
Dispersioni idriche oltre il 70%
Un nodo centrale resta quello delle perdite di rete. Nonostante i consistenti aumenti tariffari approvati dalla Conferenza dei Sindaci a seguito della crisi idrica del 2017 – 150 milioni di euro in nove anni, fino al 2026 – le dispersioni idriche restano a livelli record. Secondo la stessa società, nel 2025 la perdita d’acqua supera ancora il 70%, ben lontano dall’obiettivo dichiarato otto anni fa di ridurla sotto il 40%.
“Gli utenti hanno già pagato investimenti milionari con le proprie bollette – denunciano le associazioni – ma i risultati non si vedono e nessuno dei sindaci ha mai chiesto una mappatura seria delle dispersioni idriche, nonostante siano loro i rappresentanti del socio pubblico con il 51% delle quote”.
Il nuovo piano da 350 milioni
Ora sul tavolo c’è un nuovo piano di interventi, presentato dal socio privato Italgas, che prevede investimenti per 350 milioni di euro da spalmare sulle tariffe. Una proposta che, secondo le associazioni, ha “il sapore di una minaccia o persino di un ricatto”, soprattutto perché Acqualatina non avrebbe ancora fornito dati concreti e verificabili a supporto delle proprie richieste.
L’intervento del dirigente Egato
A rafforzare le critiche arriva anche una presa di posizione riportata da Il Messaggero il 31 agosto scorso. L’ingegnere Umberto Bernola, dirigente dell’Egato (l’ente di controllo sul gestore), ha dichiarato: “Le criticità di cassa denunciate da Acqualatina non possono essere risolte con un mero aumento delle tariffe, ma sono da attribuire a condotte poste in essere dal gestore, che sta applicando nuovi modelli organizzativi non congrui per una gestione efficiente ed efficace di un servizio pubblico che deve mettere al primo posto l’interesse degli utenti”. Parole definite “dure come il granito” dalle associazioni, che le interpretano come la conferma che Acqualatina stia cercando di scaricare sugli utenti le conseguenze dei propri errori gestionali.
L’appello ai sindaci
Nel loro comunicato, i consumatori si rivolgono direttamente ai sindaci, chiedendo loro di non approvare supinamente le richieste del gestore:
“Non è accettabile – scrivono – che il socio privato decida su fondi del PNRR, aumenti di capitale e interventi da realizzare, mentre i sindaci, pur rappresentando la maggioranza delle quote, si riducono al ruolo di spettatori, chiamati però ad assumersi i rischi contabili e penali delle delibere che approvano”.
Le associazioni invitano i primi cittadini a difendere l’interesse pubblico e a non piegarsi alle “pretese minacciose” di Italgas, subentrata a Veolia meno di due anni fa:
“Se davvero la situazione fosse così grave come sostenuto dal gestore – concludono – allora sarebbe necessario denunciare Veolia per aver nascosto la reale condizione della rete idrica al momento del passaggio delle consegne. Gli utenti non possono più essere trattati come semplici bancomat da spremere”.









