Aggressioni a medici e infermieri. Simeone: a Latina subito i vigilantes

Giuseppe Simeone e Nicola Zingaretti

Negli ospedali di Latina e provincia subito i vigilantes. Giuseppe Simeone, presidente della commissione Sanità della Regione Lazio, torna a denunciare la grave emergenza nazionale relativa alle aggressioni nei nosocomi al personale sanitario, con particolare incidenza in quelli pontini. E rilancia la soluzione dei vigilantes.

“Un’altra aggressione in un ospedale, stavolta nel reparto di medicina del Santa Maria Goretti. Circostanze simili si sono verificate nei mesi scorsi anche nei nosocomi di Fondi, Formia e Terracina. Quest’ultimo caso, avvenuto domenica sera, ha visto come vittima un’infermiera del reparto, aggredita dalla parente di un paziente. L’operatore sanitario è dovuto scendere al pronto soccorso per farsi medicare. Apprendo che l’Asl di Latina avrebbe avviato delle verifiche sul sistema dei controlli. E’ inaccettabile che a quell’ora l’ospedale sia stato facilmente accessibile per gli esterni”, attacca l’esponente di opposizione.

Simeone sottolinea l’importanza dell’istituzione dell’Osservatorio sulla sicurezza degli operatori sanitari. “La Regione Lazio – afferma – meno di un anno fa ha istituito questo organismo di cui mi onoro di far parte. Ho presentato due proposte che hanno come finalità, quella di contribuire a trovare soluzioni non tampone ma sistematiche per il bene della sanità, degli utenti e degli operatori stessi”.

Il consigliere di Forza Italia si riferisce al miglioramento della fase dell’accoglienza nei Pronto Soccorso e alla presenza o l’implementazione della vigilanza nelle strutture ospedaliere, per dare adeguate garanzie di sicurezza agli operatori. Su questi due punti solleciterò un confronto urgente.

“Niente e nessuna motivazione può giustificare la violenza nei confronti dei medici e degli altri operatori. Certo, dobbiamo tenere conto dei problemi cronici della nostra sanità. In particolare sale d’aspetto affollate e allungamento dei tempi di visita nelle aree di emergenza, liste d’attesa, ritardo dell’arrivo dei mezzi di soccorso, richiesta di prestazioni non adeguate, carenza di posti letto. Ma tutte queste criticità – conclude – non possono essere pagate da coloro che lavorano per risolvere i problemi di un sistema di cui sono altrettanto vittime”.