Aprilia, 10mila metri cubi di rifiuti in un sito industriale dismesso. Prove generali per la bonifica

Diecimila metri cubi di rifiuti di vario genere, componenti plastiche e tessuti anche sintetici, stoccati all’interno di un sito industriale dismesso ad Aprilia. Urge la bonifica. Ieri in Prefettura si è tenuta una riunione, a cui hanno preso parte, oltre al prefetto di Latina Maria Rosa Trio, il sindaco di Aprilia Antonio Terra, l’ingegnere Flavia Tosini, responsabile della direzione regionale Politiche ambientali e Ciclo dei rifiuti, e il procuratore aggiunto Carlo Lasperanza, per fare il punto sulla situazione riscontrata nell’area industriale tra via dell’Industria e via della Meccanica in cui operava la Asea, con uno stabilimento per la produzione di interni di automobili, ora oggetto di due procedure fallimentari. “Il fatto è – ha spiegato il sindaco Terra a margine della riunione – che l’azienda era stata autorizzata nel 2004 senza che vi fossero garanzie fideiussorie”. Uno di quei casi di sito industriale dismesso destinato a rimanere tale? Costatata l’inadempienza da parte dei responsabili, il Comune di Aprilia tenta un’altra strada. Quella dell’acquisizione dell’immobile da bonificare con i fondi messi a disposizione della Regione Lazio. “Abbiamo attivato questo tipo di procedura anche per altre situazioni, siamo fiduciosi di riuscire a portare a termine anche quest’altra operazione”. Il caso Asea è piuttosto complesso, ci sono due procedure fallimentari e il sito in questione – spiega il sindaco – non è appetibile: “Nessuno sarebbe disposto ad acquisirlo poiché la bonifica costerebbe molto di più del valore dell’immobile. E’ per questa ragione che puntiamo all’esproprio finalizzato alla bonifica con intervento pubblico, regionale”.

I capannoni della Asea sono stati posti sotto sequestro il 2 agosto 2016 con un’operazione della Forestale per stoccaggio illegale di rifiuti: circa 10.000 metri cubi di rifiuti di vario genere e origine all’interno di un capannone di 2.400 metri quadrati, altri 360 metri cubi in un’area esterna di circa 100 metri quadrati, e in un secondo capannone una quantità di rifiuti non stimabile al momento del sequestro, in quanto inaccessibile per la presenza di rovi.