Aprilia, operazione Laundering, proseguono le indagini sul traffico di auto di lusso

IMG-20151130-WA0022

Un gruppo ben organizzato, dedito al traffico internazionale delle auto di lusso, con basi operative dislocate tra litorale romano e territorio pontino. La vasta operazione Laundering, eseguita dai carabinieri del Reparto Territoriale di Aprilia guidati dal tenente colonnello Vincenzo Ingrosso, dopo cinque anni di indagini, si è conclusa ieri all’alba con l’arresto di 13 persone. Altri 5 sono stati ristretti ai domiciliari e 54 restano indagati per aver collaborato a vario titolo nell’esportazione all’estero delle auto rubate e clonate. Tra i diciotto raggiunti dall’ordinanza di custodia cautelare, figurano i nomi dell’apriliano Mauro Latini, Salami Nabil e Mohammed Harrada, entrambi residenti a Latina e Alì Dridi, che vive nel comune di Sermoneta, romani Daniele Adriano, Giacomo Petrilli, Zdravko Halilovic, Abdelhak Omraty, Maurizio Longo e Aboukacem, Marco Germani, originario di Velletri, Giorgio Germani di Anzio, il pometino Stefano Romualdi, Youness Mograne residente a Sarno, in provincia di Salerno e Yassine Boujida, detenuto all’estero per altri reati. Petrilli, Halilovic e Daniele si occupavano del furto materiale delle vetture, poi affidate all’apriliano Latini e al romano Longo, che si occupavano rispettivamente della contraffazione delle targhe e dei telai. Il filone delle truffe assicurative e finanziarie era invece gestito da Marco e Giorgio Germani e da Stefano Romualdi, che avevano il compito di procacciare potenziali clienti, che decidevano di disfarsi delle auto affidandola alla banda di trafficanti. Le auto di lusso clonate e pronte per l’espatrio venivano poi rivendute agli altri arrestati, Dridi, Mogrante, Salami, Harrida, Boujida, Omraty e Anouche. Le auto clonate La banda dei trafficanti di auto di lusso, auto di grossa cilindrata come Range Rover, Bmw X5 e X6, Mercedes Classe E, Toyota Rav 4, aveva messo in piedi vere e proprie officine per la clonazione delle auto, che dopo la clonazione dei documenti e le modifiche apportate al telaio, raggiungevano via terra o via mare Barcellona per raggiungere poi le coste del Marocco. Secondo i militari di via Tiberio erano due i canali di approvviggionamento delle vetture, uno vede coinvolti i legittimi proprietari dei veicoli assicurati contro il furto che dietro compenso venivano venduti a soggetti della compagine criminale. Il proprietario provvedeva poi a denunciare il furto presso la compagna assicurativa dopo che le auto avevano ormai raggiunto le coste africane. L’altro filone invece riguardava le auto rubate soprattutto nella Capitale, che venivano clonate mediate l’utilizzo di piattaforme informatiche che consentivano di individuare una vettura identica per colore e modello, all’insaputa del legittimo proprietario. L’auto veniva dunque modificata attraverso ripunzonatura del telaio, apposizione della targa contraffatta e corredata di certificato di proprietà e carta di circolazione falsificata, partiva alla volta del Nord Africa Il gruppo, che vantava di basi d’appoggio in tutto il litorale romano e sul territorio pontino, era in grado di occuparsi di ogni aspetto dell’attività illecita, dal furto alla ribattitura del telaio, fino alla contraffazione dei documenti, trattando circa 200 autovetture e un giro d’affari di 4 milioni di euro l’anno. Le auto di lusso venivano imbarcate al porto di Civitavecchia, dirette a Barcellona, quindi a Tangeri, oppure per raggiungere le stesse mete venivano imbarcate dal porto di Livorno. A far scattare l’indagine, condotta per sei mesi dalla stazione di Sermoneta e poi passata ai colleghi di Aprilia, una denuncia di furto sospetta presentata dal proprietario dopo che l’auto era già stata imbarcata a Civitavecchia alla volta della Spagna. L’indagine dei militari ha svelato ancora una volta la centralità del territorio pontino, direttamente coinvolto nell’indagine soprattutto sul versante legato alla truffa verso le assicurazioni, mentre l’apriliano Latini, classe 1963, secondo gli inquirenti, aveva un ruolo chiave nella contraffazione materiale delle targhe.

 operazione laudering