Aprilia, parcelle gonfiate: il sindaco Terra sulla graticola

Antonio Terra e Carmen Porcelli

L’accusa è quella di truffa ai danni del Comune di Aprilia e falso ideologico. A finire nella bufera dopo un’indagine disposta dai magistrati di Latina e culminata nel sequestro preventivo di beni per oltre 60 mila euro, è il sindaco di Aprilia Antonio Terra, all’epoca dei fatti assessore della giunta Meddi e gli ex amministratori Rino Savini e Cataldo Cosentino. Indagato anche l’avvocato romano Antonio Martini. A sollevare il caso delle parcelle legali gonfiate, ora oggetto dell’indagine avviata dalla procura di Latina, è stato il consigliere comunale di Primavera Apriliana Carmen Porcelli, che dopo aver sollevato il caso ad aprile del 2015, presentò un’interrogazione a risposta scritta quindi un esposto in procura, dal quale partirono le indagini. Secondo Carmen Porcelli infatti l’amministrazione, nella refusione delle spese legali a favore dell’avvocato Antonio Martini non tenne conto della sentenza della Corte dei Conti che aveva stabilitò l’ammontare della parcella. Nel mirino, il caso “promozioni facili”, per quanto attiene al rimborso delle spese legali sostenute da alcuni ex assessori della giunta Meddi coinvolti nel caso. Dopo la sentenza giurisdizionale per il Lazio n. 2350/2010, che condannava in primo grado gli ex assessori Paolo Verzili, Cataldo Cosentino, Augusto Di Lorenzo, Vincenzo La Pegna, Temistocle Olivieri, Pascucci, Nello Romualdi, Rino Savini, Antonio Terra e Franco Tozzi al pagamento di 13.905,65 euro a favore del Comune di Aprilia per aver assunto personale a tempo determinato a chiamata diretta e senza procedure concorsuali attraverso la delibera di giunta 536 del 2003, la terza sezione “Giurisdizionale Centrale d’Appello” della Corte dei Conti, con la sentenza 637/2012, rivedendo le decisioni prese nel provvedimento del 2010, al punto 6 stabiliva che il proscioglimento nel merito degli appellanti avrebbe comportato la liquidazione a favore degli avvocati difensori e diritti fissato nel caso dell’avvocato Antonio Martini nell’importo complessivo di 8 mila euro, 3 mila 500 per il primo grado e 4 mila 500 per il secondo, per aver assistito cinque degli amministratori locali (Tozzi, Olivieri, Cosentino, Terra, Verzili e Savini). La refusione delle spese legali, emesse dall’ente attraverso atti separati per tre dei 6 ex amministratori, riportava cifre ben superiori al tetto fissato dalla procura contabile. Mentre a favore dell’avvocato Mingoia venne liquidata la cifra fissata dalla sentenza, molto più elevate furono le somme elargite a favore del legale romano. Nella sentenza 637/2012, sul caso “promozioni facili”, la magistratura contabile aveva fissato per il compenso per l’avvocato difensore dell’attuale sindaco Terra e degli ex amministratori Tozzi, Olivieri, Cosentino, Verzili e Savini, il tetto massimo di 8 mila euro, 3 mila 500 per il primo grado e 4 mila 500, più iva e cassa di previdenza, invece ben più alto è il rimborso concesso per le spese legali da tre dei sei ex amministratori assistiti dall’avvocato Martini, che ammonterebbe a oltre 60 mila euro. Con la delibera di giunta n. 185 del 10 giugno 2014, l’ente riconosceva a Palmarino Savini la somma di 22 mila 249,20 euro per la rifusione delle spese legali sostenute, atto cui fa seguito la delibera di giunta n. 239 del 5 agosto 2014, che riconosceva al sindaco Terra la rifusione delle spese legali sostenute per quel procedimento per la somma di 20.549,04 e la deliberazione di giunta n. 388 del 23 dicembre 2014, seguita dalla determina n. 36 del 22/04/2015 sempre del Servizio avvocatura e sempre relativa alla rifusione di Cosentino, pari a 20.549,04. Per pagare la parcella dell’avvocato Martini però, l’ente di piazza Roma aveva già pagato 10 mila 200 euro con la delibera di giunta 306 del 18 novembre 2010.  “Per entrambi i gradi di giudizio- commentò allora il consigliere di centrosinistra Carmen Porcelli- l’amministrazione avrebbe dovuto versare complessivamente all’avvocato Martini 8000 euro più Iva e Cassa previdenza avvocati, per un totale lordo di 10.200,00 euro, poiché la difesa costruita dal legale romano altro non è una fotocopia riprodotta in sei versioni che differiscono l’una dall’altra solo per il nome e cognome dell’assistito, luogo di nascita e residenza, invece se andiamo a sommare quanto finora è stato versato arriviamo ad una somma superiore ai 70mila euro, senza considerare che fino ad ora hanno chiesto la refusione delle spese legali solo Terra, Cosentino e Savini, mentre mancano all’appello ancora altri tre amministratori, Tozzi, Olivieri e Verzili che a ragion veduta potrebbero pretendere lo stesso trattamento. L’amministrazione a quel punto non potrà non rimborsare anche a loro, ma in quale misura? E soprattutto perché questa tempistica, questi scaglionamenti nei pagamenti? E come mai in ciascuna delibera non vi è mai alcun riferimento alla delibera n. 306 del 18 novembre 2010 nella quale viene già pagata, sotto forma di anticipo, la somma di 10.200, 00 euro all’avvocato Martini? La cosa più assurda in questa vicenda è che in ciascun atto il ragionamento pur partendo sempre dalla sentenza n. 637/2012 della Corte dei Conti, salta a piedi pari il punto in cui si stabilisce il limite di contenimento della spesa per il rimborso destinata all’avvocato Martini. A questo punto quello che si chiede al sindaco Terra, prima che vengano commessi altri atti illegittimi come questo di annullare le delibere e le determine per correggere la stortura interpretativa, perché di questo mi auguro si tratti, e di ripristinare la legalità violata. Non si può giocare a Monopoli con i soldi dei cittadini di Aprilia.” L’ipotesi di una sprecopoli tutta apriliana insomma, ipotizzata dal consigliere Porcelli, ha trovato conferma ieri pomeriggio con l’intervento della questura di Latina ed ha finito per travolgere anche il sindaco Antonio Terra. Il primo cittadino ha già dichiarato che non si dimetterà e risponderà dei fatti di cui è accusato nelle sedi opportune, ma il caso rischia di minare la stabilità dell’esecutivo e la compattezza della maggioranza.