Aprilia, “Senza programmazione non c’è interesse pubblico”. Carmen Porcelli contro la delibera dell’amministrazione

Criteri di pubblica utilità stabiliti in maniera sommaria e generica, che finirebbero per avvantaggiare i privati. Il consigliere della lista Primavera Apriliana Carmen Porcelli durante il consiglio comunale di ieri, è intervenuta sul punto all’ordine del giorno che ha riguardato i requisiti di riconoscimento dell’Interesse pubblico, chiedendo che per ciascun progetto che sarà presentato nei comparti già adottati in precedenti deliberazioni vengano sottoposti al procedimento di assoggettabilità alla Valutazione ambientale strategica. «La Regione non chiede nulla- commenta l’esponente di centrosinistra-la Regione semmai articola, mentre al consiglio comunale è stato chiesto di approvare una delibera che ha stabilito in maniera poco chiara (richiamando altre deliberazioni approvate dal 2010 in poi sul riordino di aree degradate del centro urbano e della periferia) quali sono i criteri di pubblica utilità, confondendo – come sempre – le acque con la successiva delibera che prevedeva un cambio di destinazione d’uso di un capannone agricolo per poter istituire una farmacia a Casalazzara.  Resto dell’idea che una variazione di destinazione uso costituisce una variante al piano regolatore e che come tale necessita di ciò che prevede il testo unico dell’ambiente (decreto legislativo 152, 03.04.06) che prevede nella parte seconda, al titolo II, articolo 12 l’assoggettabilità alla Vas poiché quelli a cui in consiglio comunale, è stata data una vaga forma ed identità,  sono progetti che hanno impatto ambientale notevole e che, pertanto, necessitano di una migliore valutazione complessiva. Tutto prende le mosse a partire dalla delibera per il riordino, che nel solo centro prevede interventi nel quartier Montarelli e Area industriale Caffarelli, edifici produttivi dismessi stazione, l’ambito cimitero, l’ambito isolante fatiscente via Mascagni, via Tiberio, Campoleone, Campoverde e Campo di Carne e termina con l’atto con il quale il consiglio comunale ha dato l’ok al cambio di destinazione d’uso dei cinque comparti sulla Pontina, che sorgono intorno alla ex Ghira, la cui destinazione è mutata da artigianale a commerciale – residenziale. Parliamo di riqualificazione di aree ex industriali, pensiamo agli interventi ipotizzati alla Caffarelli ad esempio, ma non sappiamo se in quelle aree c’è inquinamento. Abbiamo mai fatto una indagine sul livello di contaminazione ed alterazione di luoghi dove hanno operato industrie?  No ma ciò nonostante, stabiliamo in assenza di verifiche specifiche, di andarci a realizzare case, centri commerciali, spazi ricreativi. Parliamo di insediamenti per la grande distribuzione in assenza di business plan, di piani di sviluppo che analizzano attraverso indagini di mercato serie le prospettive di lavoro per queste attività. Perché non andiamo ad arricchire il territorio ma lo andiamo probabilmente ad impoverire.  Chi lo ha detto che facendo un centro commerciale nella ex Ghira arricchiremo di più il territorio che non facendo altro? Non ci vuole tanto per capire che delocalizzando il traffico , aumentando gli spazi per la grande distribuzione sulle grandi arterie, uccidiamo le piccole attività del centro. Arriviamo sempre in Consiglio comunale con ipotetici progetti e ci viene chiesto di esprimere pareri su questioni generiche, aleatorie. Non bisogna poi meravigliarsi e scoprire l’esistenza di centri abitati nelle immediate vicinanze di impianti ad alto rischio rilevante; il sindaco sa bene che il Piano di protezione civile senza una variante di aree a rischio rilevante serve a poco, sappiamo invece che in futuro per evitare lo sviluppo disordinato della città occorre fissare dei criteri ma in maniera seria. Ieri in consiglio comunale è andata in scena l’ennesima pantomima, in virtù del solito leit motiv “è la legge che ce lo chiede, è la Regione che lo vuole”. Il buonsenso invece, la diligenza del buon padre di famiglia cosa chiede, cosa impone ad un amministratore che vuol smarcarsi dai metodi antichi utilizzati in questo territorio barbaramente distrutto in nome del profitto? Non si era detto che con l’aggregazione delle civiche avremmo evitato progetti calati dall’alto? Mi pare il solito alibi per non assumersi le proprie responsabilità e scaricare le colpe su altri». Oltre non centrare il punto, la delibera votata ieri in consiglio dalla maggioranza rischia di tradursi nell’ennesimo atto a favore dei privati. «Sono e resto dell’avviso- afferma Carmen Porcelli- che la pubblica utilità andava stabilita quadrante per quadrante e non in maniera sommaria e riassuntiva: cosa ottiene il Comune in cambio della premialità? Posti di lavoro per i figli di… nei centri commerciali che sorgeranno? Esiste un piano delle esigenze sociali e di assetto territoriale già espresso ed approvato dal Consiglio Comunale? Altrimenti cosa si convenziona? L’elemosina che fanno i costruttori in cambio di metri cubi? Stiamo solo esaltando a dismisura il venire meno di passaggi amministrativi utili al controllo e svendendo ulteriormente il nostro territorio. Senza una seria programmazione questo territorio è destinato ad impoverirsi irrimediabilmente”.