Aprilia, troppe incognite sul progetto Ecosicura. Parte l’esposto alla Corte di Giustizia europea contro la Regione Lazio

Il “Comitato Aprilia, per la Città degli Alberi”, ha presentato un esposto alla Corte di giustizia europea, verso la Regione Lazio, poiché ritiene che sia stato leso un diritto insidacabile, perpetrato a danno di tutti i cittadini di Aprilia. “Il diritto violato si riferisce alla mancata informazione e relativa convocazione della cittadinanza, a poter intervenire nelle decisioni riguardanti l’uso del territorio su cui si svolge la sua vita”, ha spiegato Giovanni Battistuzzi, presidente del sodalizio.

Battistuzzi fa sapere che ad oggi “è presente nel sito Istituzionale della Regione Lazio un elenco dei progetti in richiesta di autorizzazione della Via fra cui quello della società Ecosicura srl, ma senza alcun riferimento al progetto, e quindi non si conosce la localizzazione, l’entità, il dimensionamento e la natura dell’intervento”.

“Tale denuncia – entra nel merito Battistuzzi con un suo comunicato stampa – si riferisce nella fattispecie alla organizzazione di nuove discariche, anche se chiamate furbescamente ‘depositi di residui innocui derivanti da trattamento, lavorazione e valorizzazione dei rifiuti’,  quando sul territorio in oggetto, sono presenti già tre siti da bonificare ad altissima pericolosità, ben 7 ad alta pericolosità, oltre a innumerevoli siti da bonificare e alle altre innumerevoli discariche spesso a cielo aperto disseminate su l’intero territorio comunale. Inoltre sono presenti ben quattro industrie sotto la direttiva Seveso III e una ventina sotto direttiva Aia”.
Il “Comitato Aprilia per la Città degli Alberi”, attraverso l’esposto presentato, desidera per sé e per tutti i cittadini apriliani, far valere i propri inalienabili diritti e allo scopo snocciola le convenzioni internazionali a partire dalla Dichiarazione di Rio de Janeiro del giugno 1992 per la quale gli Stati firmatari riconoscono che il miglior modo per affrontare le problematiche ambientali sia quello di assicurare la partecipazione di tutti i cittadini interessati.
“Il diritto all’accesso alle informazioni ambientali – spiega inoltre il presidente del comitato – deve essere garantito non solo su specifiche richieste dei cittadini, ma le autorità pubbliche hanno il dovere di raccogliere e divulgare l’informazione ambientale a prescindere dalle richieste ricevute. Ogni persona ha il diritto di vivere in un ambiente adatto ad assicurare la sua salute e il suo benessere e il dovere di tutelare e migliorare l’ambiente, individualmente o collettivamente, nell’interesse delle generazioni presenti e future. Per poter affermare ciò, i cittadini debbono avere accesso alle informazioni, essere ammessi a partecipare ai processi decisionali e avere accesso alla giustizia in materia ambientale. Nel caso l’autorità pubblica non sia in possesso delle informazioni ambientali richieste, comunica il più rapidamente possibile al richiedente a quale autorità pubblica egli può rivolgersi per ottenere le informazioni in questione oppure inoltra la domanda a questa autorità e ne informa l’autore. A tal fine la Comunità Europea ha emanato la direttiva 2003/4/CE sull’accesso del pubblico all’informazione ambientale e la direttiva 2003/35/CE relativa alla partecipazione al pubblico al processo decisionale. Infine con la decisione 2005/370/CE del Consiglio del 17 febbraio 2005 l’Unione Europea ratifica la Decisione.
Con la definitiva ratifica l’Unione Europea impegna gli Stati membri ad una politica che in materia ambientale deve mirare ad un elevato livello di tutela ed ha come pilastri sostanziali un elevato livello del principio di precauzione e di correzione fin dalla fonte dei danni causati all’ambiente e mira al principio ‘che chi inquina deve pagare’”.
Per Battistuzzi non ci sono dubbi: “In materia di questioni ambientali, l’autorità pubblica non può trincerarsi con un “non conosco… oppure nulla è stato protocollato in Comune”, ma deve attivarsi per recepire l’informazione richiesta o non richiesta affinché la renda pubblica il più velocemente possibile”. E alla Corte di Giustizia Europea chiede di verificare il comportamento delle Regione Lazio che il comitato ritiene irrispettoso delle leggi comunitarie e dei diritti dei cittadini e nel caso lo fosse di adottare le misure correttive che riterrà più opportune.