“Artigiani del gusto”. Quando l’enogastronomia si fa cultura ed impresa.

Economia

 

“Artigiani del gusto”. Quando l’enogastronomia si fa cultura ed impresa.

di Ivan Simeone

Direttore CLAAI Assimprese Lazio Sud

direzione@claai-assimprese.it

 

Ivan Simeone

Siamo nel cuore del periodo estivo. Tutto ci riporta al mare, sole, passeggiate e a momenti di relax mentale e fisico. Staccare la spina dal quotidiano, anche solo per qualche giorno, sta diventando ormai essenziale. La crisi (quella della gente reale) si fa sentire ma “turismo ed estate” è anche sinonimo di economia per il territorio, ancor più se parliamo di un territorio meraviglioso come quello pontino, ricco di opportunità e di beni naturali come non pochi ma, al contempo, poco, anzi pochissimo, valorizzato.

Permettetemi una breve riflessione.

Molti dati statistici ufficiali e ricerche, evidenziano una ripresa dei flussi turistici.

Lo scorso 10 maggio vi è stata alla Camera dei Deputati l’audizione alla X Commissione attività produttive dell’ISTAT. Nella relazione presentata si evince una ripresa dei flussi turistici. Il 2022 ha stimato un +39,3% rispetto al 2021 e l’Italia è al secondo posto tra i Paesi della UE per numero di presenze straniere, dopo la Spagna. Il nostro belpaese ha una forte attrattività. L’attuale 2023 (dati provvisori) sembra aumentare la percentuale di crescita del turismo con un +45,5% rispetto al 2022 e da una analisi si evince che ad essere premiati sono quei territori che hanno un brand territoriale solido e che determina una attrattiva turistica. Altro dato significativo (su cui si dovrebbe riflettere) è quello che vede i comuni a vocazione marittima incrementare il proprio turismo.

Si potrebbe continuare all’infinito riportando statistiche e percentuali ma la domanda che ci si pone è: “ma noi cosa stiamo facendo sul territorio pontino?” Intendo un “noi” collettivo. Nessun indice puntato verso alcuno ma solo l’esigenza di una rinnovata azione concertata, collettiva e sinergica per promuovere veramente il nostro territorio pontino. Le risorse ambientali non ci mancano, come non ci mancano le proposte enogastronomiche locali.

E allora? Cosa ci manca? Perché sono anni che “ci parliamo addosso” e non riusciamo a costruire un vero sistema di attrazione turistica locale?

È buona notizia di questi giorni, della proposta di legge regionale del Lazio, presentata dall’Assessore Giancarlo Righini, sulla disciplina delle attività enoturistiche e oleoturistiche regionali. Siamo certamente sulla strada giusta. Quello che probabilmente manca, è una “cabina di regia” unica, partendo dalla realtà della nostra provincia di Latina, che possa dialogare con tutti i soggetti e gli operatori del settore.

 

Molte sono le iniziative, anche meritevoli, che si affacciano periodicamente sulla scena, ma non si riesce mai a fare un unicum operativo. Molte le iniziative spot ed anche un tantino effimere. Interessanti e valide sul momento ma prive di una visione alta e duratura. Non sempre si riesce a vedere una reale programmazione. Bisogna avere una visione ampia.

La produzione, gli imprenditori non possono attendere le lentezze della burocrazia di turno. Non è certamente una questione di colore o di bandiera, ma di operatività e di risultati concreti che servono e che vengono richiesti.

Gli strumenti non ci mancano, come le opportunità cui far riferimento.

Una importante analisi scaturisce (consiglio vivamente la lettura) dal “Rapporto sul turismo enogastronomico italiano”, curato da Roberta Garibaldi –esperta del settore- che grazie al sostegno di diverse realtà finanziarie, pubblica studi ed interventi mirati sulle politiche legate al mondo enogastronomico. Nel Rapporto annuale, si evidenzia come nel 2023 si stimano circa 9,6 milioni di viaggiatori italiani che svolgono un viaggio principalmente motivato da aspetti enogastronomici, pari al 58% dell’intero volume di viaggiatori italiani. Sono numeri importanti che rispecchiano un mercato reale e in crescita che deve essere ottimizzato anche nella nostra provincia di Latina. In estrema sintesi possiamo evidenziare come il “turista enogastronomico” punti a diversificare l’esperienza turistica sperimentando diverse opzioni a contatto con la natura. Cercano opzioni facilmente acquistabili e accessibili evidenziando una mancanza di informazione. Il turista italiano è attento alla sostenibilità e sta aumentando la destagionalizzazione; non solo estate ma durante tutto il periodo dell’anno. Il turista “errante” cerca sempre nuove novità che lo entusiasmino e lo motivino.

Secondo alcuni dati, il 58% dei turisti italiani puntano all’enogastronomia e sono in costante aumento: 55% nel 2021, 45% nel 2019. Provengono maggiormente dal Sud Italia e dalle isole (37%), Nord Ovest per il 26%, dal centro Italia per il 18% e dal Nord est per il 19%. La fascia di età maggiormente rappresentata è quella che va dai 35 ai 54 anni con un 45% complessivo. Se andiamo ad analizzare i comportamenti, vediamo che prevalgono le esperienze enogastronomiche nei ristoranti, a seguire i luoghi di produzione come caseifici e vinicole ed eventi organizzati. Altro dato interessante è che la maggioranza dei “turisti enogastronomici” vengono consigliati da parenti e amici in maggioranza, questo evidenzia una mancanza di informazione coordinata e puntuale. Molti –e questa una bella novità- cominciano a ricercare eventi che si svolgono nelle località agricole, come concerti e mostre, una vera sinergia tra cultura ed enogastronomia. Ultimo dato è il mezzo di spostamento: oltre il 50% prediligono l’autovettura ma al secondo posto abbiamo il cicloturismo.

E qui ripropongo la domanda di prima: e noi cosa stiamo concretamente facendo?

Qualche proposta l’abbiamo sul nostro territorio ma mi sembrano ancora poco pubblicizzate e poco integrate con una visione turistica complessiva. Certamente abbiamo il nuovo soggetto istituzionale con partecipazione di privati, quale è il DMO Latium Experience, una Associazione mista tra Comuni e soggetti privati finalizzata alla promozione e alla commercializzazione turistica del territorio. Eccezionale strumento. Una intuizione più che valida e speriamo che possa essere lo strumento che attendiamo.

 

Sul territorio abbiamo Consorzi privati, oltre 150 agenzie turistiche, diverse Associazioni di categoria, la Provincia di Latina come soggetto istituzionale, una “Strada del Vino” ufficiale, numerose “Pro Loco”, senza contare le molte iniziative private, di singole associazioni e di singoli produttori vinicoli e olivicoli che organizzano autonomamente eventi. Inoltre non dimentichiamoci che abbiamo anche una realtà locale dello Slow Food. Come fare sintesi e avviare un’unica azione commerciale e turistica per la reale rivalutazione del nostro territorio?

Qui la politica deve fare la sua parte. Latina come Comune capofila, la Provincia e certamente la Regione. Perché non cominciare a costituire una “consulta permanente” in Provincia, sulle politiche di promozione del territorio? Sarebbe un primo passo operativo.

Diamo forza agli “Artigiani del Gusto”!