Aumento di prezzi dei beni primari, famiglie e micro imprese in difficoltà. Che fare? Il ruolo dell’associazionismo locale

di Ivan Simeone

Direttore CLAAI Assimprese Lazio Sud

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Ivan Simeone

Povertà delle famiglie, situazione di crisi per la terza età, micro-imprese in affanno…. Tutti si stracciano le vesti ma poi?

Si parla dei massimi sistemi economici, dei miliardi di euro in arrivo dal pnrr ma il cittadino, il lavoratore, la famiglia del “vissuto quotidiano” è sempre più in difficoltà.

Chi giornalmente va a fare la spesa, sa bene come tutto sta aumentando in una maniera vertiginosa ma anche subdola. 

Alcuni prodotti mantengono i prezzi al pubblico fissi, ma diminuiscono le quantità della singola confezione…senza ovviamente dirlo. 

Vi è chi dall’oggi al domani aumenta un prodotto come il latte di 40 centesimi o la pasta (tranne qualche eccezione che comunque sta in aumento) che supera ormai quota 1 euro per confezioni di 500 grammi. Aggiungiamoci poi l’aumento assurdo e pazzesco della corrente elettrica, benzina ed ora anche un aumento di circa l’8% dell’acqua con la benedizione delle istituzioni locali…. 

Che fare? E’ una domanda seria che interroga (o dovrebbe interrogare) le parti sociali. Si ha l’impressione che tutto scorra in maniera alquanto sonnacchiosa e nell’indifferenza. 

Periodicamente ci si strappa le vesti ma poi nulla si fa concretamente per porre un freno ad una situazione che sta diventando molto grave sia per le famiglie che per le micro imprese del territorio.

Gli ultimi dati ISTAT disponibili vedono una povertà assoluta in aumento, strettamente legata con gli aumenti dei prezzi dei beni di prima necessità. 

Per avere una visione reale della situazione, basta andare a parlare con qualche Parrocchia di Latina o con la Caritas diocesana che, giornalmente, è uno dei pochi punti di riferimento per chi ha bisogno di un aiuto.

Come rilevato dall’ ISTAT (vedi anche www.osservatoriodiritti.it) nel 2021, a livello nazionale, sono poco più di 1,9 milioni le famiglie in povertà assoluta (con un’incidenza pari al 7,5%), per un totale di circa 5,6 milioni di individui (9,4%). Sono valori stabili rispetto al 2020, quando l’incidenza ha raggiunto i suoi massimi storici ed era pari, rispettivamente, al 7,7% e al 9,4 per cento. 

Per il 2022 si prevede un aggravamento della situazione: con una eventuale inflazione oltre il 6% potremmo avere un milione di poveri assoluti in più. Sono questi dati gravi per la tenuta sociale delle nostre comunità.

Sempre secondo i dati disponibili, l’incidenza di povertà assoluta è più elevata tra le famiglie con un maggior numero di componenti: raggiunge il 22,6% tra quelle con cinque e più componenti e l’11,6% tra quelle con quattro. 

Segnali di miglioramento provengono dalle famiglie di tre (da 8,5% a 7,1%) e di due componenti (da 5,7% a 5%). 

Il disagio –rileviamo dall’Osservatorio dei diritti- è più marcato per le famiglie con figli minori, per le quali l’incidenza passa dall’8,1% delle famiglie con un solo figlio minore al 22,8% di quelle che ne hanno da tre in su. 

Valori elevati si registrano anche per le coppie con tre o più figli (20%) e per le famiglie di altra tipologia, dove spesso coabitano più nuclei familiari (16,3%).

La povertà assoluta riguarda il 9,4% delle famiglie con persona di riferimento tra i 18 e i 34 anni e il 5,2% di quelle con persona di riferimento oltre i 64 anni. I valori più elevati dell’incidenza si trovano tra le famiglie con persona di riferimento di 35-44 anni (9,9%) e tra quelle in cui la persona di riferimento ha fra i 45 e i 54 anni (9,7%), stabili rispetto al 2020.

Facendo riferimento alla classe di età, l’incidenza di povertà assoluta si attesta al 14,2% (poco meno di 1,4 milioni) fra i minori; all’11,1% fra i giovani di 18-34 anni (pari a 1 milione 86 mila individui) e rimane su un livello elevato (9,1%) anche per la classe di età 35-64 anni (2 milioni 361 mila individui), mentre si mantiene su valori inferiori alla media nazionale per gli over 65 (5,3%, interessando circa 743 mila persone).

Il problema non può essere certamente risolto da una singola Organizzazione o da un singolo “sportello” anche se gestito dall’istituzione di turno, come non è neanche possibile che un singolo/a amministratore, sensibile ed armato/a di buona volontà si ritrovi ad affrontare “i mulini a vento”. 

Bisogna mettere in atto una azione organica anche locale. 

La politica (e non mi riferisco a situazioni locali ma ad una dimensione di “politica vasta”), al di là dei proclami, sembra essere su un altro pianeta. La politica sembra avere difficoltà a scendere in mezzo alle necessità reali della gente. 

I Corpi intermedi, le organizzazioni no profit, insieme alle realtà produttive del territorio, devono riuscire a “fare rete” per creare un’area di protezione sociale nella nostra Comunità. Dove la politica “non arriva”, deve intervenire il sociale organizzato. 

(Dati ISTAT- analisi “Osservatorio dei diritti”)