AZZURRI. Capitolo 11 – La battaglia di Santiago

Dopo la disfatta di Belfast del 1958, gli Azzurri tornano ai Mondiali.

Dopo la guerra e la tragedia di Superga che aveva spazzato via il Grande Torino, la Nazionale non aveva più trovato una sua identità, nonostante abbondasse di campioni, di squadre forti anche a livello internazionale e nonostante Omar Sivori e Humberto Maschio fossero stati naturalizzati.

Tra i convocati del Cile, oltre ai naturalizzati, c’era il golden boy del calcio italiano, Gianni Rivera, e tutti i tifosi azzurri si aspettavano un Mondiale da protagonisti.

L’Italia si presentò al Mondiale con tre allenatori, anche se il tecnico vero era Giovanni Ferrari, ma vicino aveva il presidente della Spal Mazza e il vicepresidente del Milan Spadacini. Gli azzurri volevano fare bella figura, anche perché le due ultime edizioni non li avevano visti tra i protagonisti.

Ma ai Mondiali del 1962 la nazionale azzurra, scrive una delle pagine più amare della storia del calcio italiano, in un clima ostile anche fuori dal terreno di gioco basti pensare che l’albergo dove alloggiavano gli azzurri venne minacciosamente circondato da migliaia di cileni inferociti, e soltanto l’intervento delle forze dell’ordine impedì che la contestazione non degenerasse.

2 giugno 1962, Santiago del Cile scontro-spareggio Cile-Italia

Il match non inizia bene: arbitra l’inglese Aston, dopo i primi 5 minuti il dramma. Humberto Maschio si becca un pugno in faccia da Leonel Sanchez. L’arbitro fa finta di non vedere. Maschio rimane in campo con il naso fratturato perché le sostituzioni non erano ancora ammesse.

Al 7′ minuto il secondo fattaccio: la mezz’ala azzurra Ferrini non ci sta a fare la stessa fine di Maschio e, non appena Sanchez gli si avventa minaccioso, lo stende con un diretto destro e l’arbitro espelle Ferrini. Italia in dieci.

Poco più tardi restano in nove, perché Sanchez rifila un’altro pugno a David che reagisce e si ritrova negli spogliatoi a far compagnia a Ferrini.

Gli azzurri in nove e con Maschio praticamente assente, si chiudono davanti a Mattrel, fanno le barricate, ma resistono solo fino al 73′, quando vengono trafitti da Ramirez e a due minuti dal termine da Toro.

L’Italia sconfitta lascia il Mondiale e la partita del 2 giugno passa alla storia come la battaglia di Santiago, una delle più violente della storia del calcio.

 

A cura di Giovanni di Giorgi Direttore editoriale della casa editrice Lab DFG