Sono oltre cinquemila le imprese che hanno aderito al bando di Italia Lavoro “Botteghe di mestiere e dell’innovazione”, di cui 35 riguardano le cinque province della Regione Lazio, confermando la validità del progetto di politica del lavoro finalizzato a sostenere le imprese nella ricerca e formazione di manodopera specializzata per le proprie produzioni. Un obiettivo che sembra rispondere a pieno alle richieste specifiche di lavoratori di settore, che troppo spesso le aziende si trovano costrette a rivolgere altrove, proprio per mancanza di risorse sul territorio in cui operano. “Si tratta di un grande successo, che va oltre ogni previsione – commenta Paolo Reboani, presidente e amministratore delegato di Italia Lavoro – ma serve maggior sostegno alle politiche attive che moltiplicano l’occupazione.
Imparare una professione e specializzarsi nel made in Italy
Il progetto “Botteghe di Mestiere e dell’Innovazione”, in questa prima fase, aperto solo alle aziende, e ai soggetti promotori di tirocini, ha raccolto adesioni da parte di oltre 5mila imprese disponibili ad ospitare circa 8mila tirocini in più di 900 progetti di bottega, a fronte di una previsione e disponibilità iniziale che consentiranno di attivare 934 tirocini, in circa 100 botteghe, rivolti a giovani tra i 18 e i 35 anni non compiuti, al fine di imparare una professione e specializzarsi nei principali comparti del made in Italy.
Le adesioni nel Lazio
Il riscontro ottenuto dall’iniziativa nella regione Lazio è più che buono, sottolineano i promotori, con circa 35 progetti di Botteghe di Mestiere proposti nelle 5 province, per un potenziale di 350 aziende e 350 tirocinanti coinvolgibili sui progetti se ammessi e finanziati.
Borsa mensile per i tirocinanti e contributi per le aziende
Per i giovani tirocinanti è prevista una borsa mensile di 500 euro; per le aziende ospitanti e per i soggetti promotori rispettivamente contributi pari a 250 euro mensili e 500 euro per l’intero percorso.
Scuola, formazione e lavoro
“La bottega, nel modello proposto da Italia Lavoro – prosegue Reboani – non è semplicemente il luogo dove si svolge un tirocinio, bensì rappresenta un modello che riunisce al luogo di formazione, l’opportunità per le imprese di fare rete, di consolidare i rapporti di aggregazione e di filiera, di stimolare e rendere centrale il ruolo del sistema della formazione e di rappresentanza delle imprese nel nuovo impianto delle politiche attive, di implementare e sperimentare il vero percorso di formazione duale e di integrazione scuola, formazione e lavoro tanto auspicato dalla riforma”.
Oltre il 50% riguarda l’agroalimentare
Questa prima fase di predisposizione e presentazione dei progetti di bottega, ha visto una importante partecipazione del sistema di rappresentanza delle imprese dell’artigianato, del commercio, e dell’agricoltura, oltre che delle organizzazioni settoriali, ed anche del sistema della formazione e dell’istruzione. Oltre il 50% delle proposte pervenute sono riconducibili ai comparti dell’agroalimentare, dell’enogastronomia e della ristorazione; il 14% al sistema della GDO, l’11% alla meccanica ed il 10% all’abbigliamento, moda e calzature.
L’importanza di trovare nuovi finanziamenti
“Il finanziamento a oggi previsto è di circa 5 milioni di euro – aggiunge Reboani – ma i dati di adesione impongono un’attenta riflessione sia a livello nazionale sia a livello regionale affinché nuovi finanziamenti possano aggiungersi a quelli esistenti. L’obiettivo principale di Botteghe è recuperare lavoro qualificato per le imprese inserendo giovani, verificando la possibilità di politiche del lavoro con obiettivi precisi. La volontà è soprattutto valorizzare il lavoro di alta qualifica sviluppato in settori particolari, specie nei distretti più caratteristici del Made in Italy, e sopperire alla mancanza di alcune professionalità che si riscontra in alcune regioni. Molte imprese richiedono, infatti, profili specializzati che non riescono a trovare”.
Oltre 650 i giovani assunti nella scorsa edizione
“Botteghe di Mestiere e dell’Innovazione – conclude Reboani – favorisce quindi da un lato la formazione di nuovi lavoratori e lavoratrici ad alto livello di qualifica, dall’altro consente loro di intraprendere un percorso all’interno delle stesse imprese. Iniziativa che funziona, come dimostrano gli oltre 650 giovani che, in occasione della prima edizione conclusa nel 2014, sono stati assunti alla fine del tirocinio. E’ l’avviamento di un percorso di inserimento nel mondo del lavoro di cui l’Italia ha profondamente bisogno per contrastare la disoccupazione giovanile e il fenomeno dei neet (giovani che non studiano e non lavorano). Il Governo è chiamato da questi dati a investire maggiormente in questa misura di politica attiva, che continua ad avere particolare successo nel tessuto economico e imprenditoriale del nostro Paese”.