Campodimele, i terreni venduti dal Comune si rivelano un “pacco”: scatta l’inchiesta della Procura

Una veduta di Campodimele

Una manciata di anime dannate. Da paese della longevità, il piccolo centro della provincia di Latina incastonato tra i Monti Ausoni e Aurunci, poco più di 600 abitanti, rischia di trasformarsi in un luogo di perpetua querelle. Parliamo di Campodimele.

Giuseppe Miliano

Oggi la visita dei carabinieri forestali del Nipaf di Latina per acquisire, presso il Comune, gli atti relativi a un permesso a costruire da anni “imbalsamato”. Il blitz, come lo chiamano le forze dell’ordine, rientra negli accertamenti disposti dal sostituto procuratore Giuseppe Miliano a seguito di un singolare esposto presentato da una donna. Una storia complessa che solo la pazienza di chi subisce un torto incalcolabile – non tanto per una questione patrimoniale quanto per l’indeterminatezza del problema venutosi a trovare – sa raccontare e farsi capire. A fiuto gli inquirenti intravvedono ipotesi di omissioni di atti di ufficio e abuso d’ufficio. Ma appunto le indagini in corso servono ad appurare, a verificare, a valutare la portata della denuncia.

La donna, oggi sulla settantina, negli anni Ottanta acquista dal Comune di Campodimele un appezzamento di terreno all’esterno della cinta muraria del piccolo centro storico. Prima di lei, a partire dal Sessanta, numerosi altri suoi compaesani avevano fatto altrettanto per assecondare le esigenze abitative delle proprie famiglie non più contenibili nelle vecchie case degli avi. Per la donna, in quel momento, l’acquisto della terra è un investimento per il futuro. Poi nel 2000 decide che era giunto il momento di edificare. E allora si reca in Comune e chiede il permesso a costruire che le viene rilasciato perché la fascia esterna al centro storico è una zona di espansione, a destinazione residenziale. E’ tutto ok per mettere su una confortevole abitazione, come le altre costruite nella stessa area anni addietro dai suoi vicini. Ma il suo confinante obietta, lamenta il fatto che la nuova costruzione sia stata pensata non tenendo conto delle distanze minime da rispettare. Ne nasce una diatriba. Una tipica diatriba tra vicini confinanti. E così iniziano le misurazioni dei rispettivi geometri.

La vita a Campodimele scorre lenta. Non ha nulla a che vedere con i ritmi delle città, forse perché lì si vive a lungo baciati dal misterioso elisir che ha reso famoso il paese oltre i confini nazionali. Sta di fatto che tra mappe, cartine e visure, viene fuori che la zona residenziale del piccolo comune pontino sorge su terreni di uso civico che il Comune non avrebbe potuto vendere. Apriti cielo! Che fare? Il Comune, fino a quel momento ignaro del vincolo, lo sa cosa fare e sospende il permesso a costruire della donna. Gli anni passano anche per la paziente signora, lentamente ma passano mentre cresce il bisogno impellente per quella maledetta casa. E’ disposta a tutto, anche a pagare il riscatto dell’uso civico nonostante costituisca una spesa aggiuntiva all’acquisto fatto negli anni Ottanta firmando una compravendita con il Comune di Campodimele. Di quella casa la donna ne ha proprio bisogno. La Regione Lazio sollecita il Comune a provvedere. E allora il Comune approva la delibera ma non porta a compimento tutti i passaggi. Di fatto non consente alla donna di riscattare l’uso civico né sblocca il permesso a costruire. La situazione resta nel limbo, ingessata forse per la portata delle eventuali conseguenze.

Roberto Zannella

L’atto di compravendita è nullo? Se è nullo il suo, sono nulli anche tutti gli altri? Se lei paga il riscatto dell’uso civico si apre il precedente per il quale anche tutti gli altri cittadini che hanno acquistato i terreni dal Comune saranno obbligati a fare altrettanto? A quanto ammontano i soldi che il Comune avrebbe dovuto incassare dalle alienazioni? Il Comune deve restituire i soldi incassati dalle compravendite. E soprattutto, i permessi a costruire rilasciati su terreni di uso civico come devono essere considerati. Un rompicapo. Il sostituto Miliano non è rimasto indifferente alla richiesta di aiuto della donna e ha inviato il Nipaf in alta quota per capirci qualcosa di più. I carabinieri forestali oggi hanno ascoltato anche il sindaco Roberto Zannella e il suo predecessore, il fratello Francesco Paolo.