Ceromonie limitate: tutti contro l’ordinanza di Zingaretti, la risposta di Casati

Giorgio Casati

La decisione del mini-lockdown a Latina fa discutere e i commercianti e i ristoratori si scagliano in particolare contro la scelta di limitare il numero di invitati alle cerimonie e soprattutto per i tempi con cui è stata comunicata. In una intervista a Il Tempo Alessandro Circiello, portavoce Federcuochi Italia e presidente della Fic Lazio ha detto: “Al di là dell’assurda tempistica di un’ordinanza che, nel giro di poche ore, di fatto costringe ad annullare tutte le feste e le cerimonie in programma già dal giorno seguente, è pura follia estendere tale provvedimento indistintamente a tutte le strutture.

I locali che ospitano feste, matrimoni, battesimi, ecc. sono sempre di grandi dimensioni e possono pertanto assicurare il giusto distanziamento sociale per un numero di persone sicuramente molto maggiore, come stabilito nel decreto del presidente Conte”.

“Pensare poi – ha continuato Circiello – di limitare a 4 le persone che possono sedere insieme al ristorante mi sembra illogico, poiché se viene osservata la giusta distanza tra tutti i commensali questo limite risulta superfluo”.

Anche Confimprese è assolutamente contraria e chiede la revoca. “Un provvedimento – ha spiegato Antonio Di Ciaccio, presidente provinciale di Confimprese Latina – che, emanato così improvvisamente e senza un minimo margine temporale per il relativo adeguamento, non fa altro che andare, ulteriormente, ad aggravare, ed in qualche caso ad affossare definitivamente, la già critica situazione in cui versano le attività della Provincia di Latina che sulle feste private basano gran parte del loro lavoro.

Non entrando nel merito e nella finalità del provvedimento ai fini sanitari, gli imprenditori ne evidenziano, comunque, l’inopportunità dal punto di vista della tempistica di emanazione e attuazione, ovvero senza preavviso e senza tempi di adeguamento, visto che per tutti gli eventi previsti – già da tempo prenotati – sono state effettuate sia le relative assunzioni di personale che gli approvvigionamenti necessari.

Già ieri il presidente della Fipe Confcommercio Lazio Sud, Italo Di Cocco, aveva rivolto un appello alla Asl per rendere meno impattante questa determinazione: “Le nostre aziende hanno da sempre rispettato le regole che imponevano le prenotazioni, l’uso dei dispositivi di sicurezza, la necessità di mantenere i nominativi dei clienti per un eventuale contact trading, il divieto di serate danzanti agli eventi e sono d’accordo e disponibili ad adeguarsi alle nuove disposizioni che prevedono la chiusura anticipata dei locali alle 24, con obbligo di esposizione di un cartello che indica il numero massimo dei clienti ammessi.” E aggiunge: “Siamo molto perplessi, però, sulla decisione del presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti di limitare ad un numero massimo di 20 persone i partecipanti alle feste private soprattutto per quei locali di grosse dimensioni come saloni di 600 e 700 mq dove si possono rispettare le distanze anche di due o tre metri a persona.”

Casati, il direttore generale della Asl di Latina, non ha atteso per rispondere. “Certamente quando viene adottata una ordinanza che introduce delle restrizioni, a seconda dei punti di vista particolari, è possibile che alcuni possano individuare elementi di illogicità. Ad altri, invece, appare del tutto illogico che in un contesto pandemico in evoluzione, con incrementi di positivi così importanti come quelli registrati sul territorio di Latina, non si faccia nulla o si possa immaginare che il provvedimento si basi sull’ipotesi che il contagio sospenda la sua azione in attesa che possano essere evasi gli impegni già assunti per i giorni successivi.

Purtroppo il problema non è l’ordinanza ma il Covid che non si ferma. In Provincia di Latina, purtroppo, non sono poche le situazioni di positività derivate da feste organizzate a seguito di cerimonie. Potremmo chiedere alle persone ricoverate o positive isolate al loro domicilio, a seguito di quegli eventi, quale provvedimento adottare.

Il vero tema da porre sul tavolo della discussione non può certo essere il disappunto sul contenuto di un’ordinanza inevitabile per la situazione in essere, ma piuttosto come agire in modo sinergico, tra Istituzioni e associazioni di categoria per risolvere un problema che, se non affrontato in modo efficace, rischia di produrre effetti devastanti per tutti”.