È arrivata la condanna per l’uomo accusato di aver provocato l’incendio che, un anno fa, ridusse in cenere il negozio “Pianeta Outlet” appena inaugurato lungo la via Monti Lepini tra Priverno e Frosinone. Il Tribunale ha inflitto tre anni e tre mesi di reclusione a Ivan Mazzocchi, il 47enne ciociaro riconosciuto colpevole di incendio doloso.
Nella notte dell’attacco le fiamme divorarono in pochi minuti l’intero locale, mandando in fumo abiti e accessori per migliaia di euro. L’attività, avviata solo da una settimana, non riaprì più. Gli investigatori, dopo giorni di accertamenti, risalirono al presunto responsabile grazie ai filmati delle telecamere di sorveglianza. In un video si vede un uomo forzare la porta d’ingresso e cospargere di benzina l’interno del negozio, mentre in un’altra registrazione, realizzata ore dopo in una farmacia della zona, lo stesso individuo compare con vistose ustioni alle mani mentre acquista garze e disinfettante. Il sospettato, già noto alle forze dell’ordine per reati minori, fu raggiunto da un’ordinanza di custodia pochi giorni dopo. Al momento della perquisizione tentò di scappare, ma venne bloccato dagli agenti. Durante il processo, celebrato con rito abbreviato, il suo legale aveva insistito sulla sua innocenza, sostenendo che non ci fossero prove dirette e che l’uomo fosse vittima di un errore. Il giudice, tuttavia, ha ritenuto gli elementi raccolti sufficienti per una condanna.
Dietro il gesto, però, rimane un mistero irrisolto. Gli inquirenti non hanno trovato collegamenti tra il condannato e i proprietari dell’attività, la famiglia Borrelli, che si è costituita parte civile insieme al locatore dell’immobile. Secondo alcune ipotesi investigative, il rogo sarebbe stato un “favore su commissione”, forse per una ricompensa economica. Si parla di poche centinaia di euro, ma non esistono conferme. L’uomo, sia in fase d’indagine sia davanti al giudice, ha scelto di non rilasciare dichiarazioni. Il condannato si trova ora ai domiciliari, in attesa che la difesa decida se presentare appello. Le motivazioni della sentenza saranno depositate nei prossimi mesi. Nel frattempo, la Procura continua a cercare eventuali complici o mandanti.









