Covid Lazio, al via test sierologici su 300mila persone

Inizieranno nei prossimi giorni i test sierologici nel Lazio per il momento su 300mila persone. A dichiararlo è stato il presidente della commissione regionale Sanità Giuseppe Simeone, capogruppo di Forza Italia al Consiglio regionale del Lazio.

I primi ad effettuare gli esami saranno il personale sanitario, medici, infermieri in primis, ma anche le forze dell’ordine, polizia, carabinieri, guardia di finanza, vigili del fuoco, esercito, capitaneria di porto e polizia penitenziaria. L’obiettivo è quello di effettuare un’indagine più articolata.

“I test che hanno avuto la sperimentazione all’Istituto Spallanzani e a Tor Vergata – ha spiegato Simeone – ci hanno consegnato un risultato di una circolarità del virus nel Lazio molto bassa: 1-1,5%. In questa sperimentazione alle persone è stato fatto tampone e somministrato un test sierologico con prelievo del sangue per capire se c’erano degli asintomatici”.

Con i test su 300.000 cercheremo di capire se e in che modo il virus ha circolato sul territorio. “Si tratta certamente di un campione molto significativo, volto a comprendere quali siano le zone più a rischio. Dal 4 maggio potrà forse iniziare la ‘fase 2’ ma vogliamo che i cittadini possano stare più tranquilli. Pur rispettando tutte le misure precauzionali stabilite nei vari protocolli, siamo consapevoli che saremo più vulnerabili rispetto a oggi. Per questo dovremo comprendere quali saranno le zone della nostra regione da attenzionare maggiormente. Grazie a questa vasta indagine potremo capire quello che è il reale andamento del Covid nei Lazio”.

Intanto ha spiegato sempre il capopgruppo di Forza Italia “in commissione Sanità si è proceduto nella seduta di ieri ad approfondire il tema della rete ospedaliera territoriale finalizzata al contenimento dell’emergenza Covid-19 con riferimento alle province di Latina, Viterbo, Frosinone e Rieti. Abbiamo constatato che durante questa fase emergenziale vi è stata una convivenza nelle strutture ospedaliere di pazienti colpiti da coronavirus e altri malati. A mio parere – ha commentato – occorre destinare anche nelle realtà territoriali intere strutture esclusivamente alla cura dei pazienti positivi al Covid-19. Ritengo preferibile che vi sia una separazione di funzioni nella rete ospedaliera, piuttosto che una situazione ibrida come quella attuale”.