Preoccupante il sovraccarico all’ospedale Goretti causato dalla pandemia. Lo ha spiegato ieri sera, in diretta Facebook con il sindaco Damiano Coletta, la dottoressa Miriam Lichtner, responsabile delle Malattie infettive del nosocomio pontino.
“La situazione non è buona, ci aspettavamo una riduzione del numero degli accessi al pronto soccorso, che è una stima che riguarda chi sta male, ed è sintomatico. Una grossa fetta dei positivi per fortuna riguarda persone che hanno pochi sintomi, altri sopportabili, ma un 10% ha dei sintomi che necessitano del ricovero.
La riduzione degli accessi ci portava a credere che continuasse, invece da qualche giorno c’è stato un nuovo incremento che fa si di non arrivare ai livelli di sovraffollamento che abbiamo visto al cune settimane fa ma ci fa capire che ancora ci sono molti sintomatici gravi.
Siamo partiti da un numero di posti letto che è aumentato secondo le esigenze e siamo arrivati al massimo, che riguarda tutti i piani dell’ospedale tranne il primo, Radiologia e il terzo piano, dove ci sono i reparti di Neonatogolia, Pediatria e Ginecologia. Gli altri sono dedicati al Covid.
I numeri. Da marzo 1012 pazienti ricoverati per Covid, nei primi 5 mesi ci sono stati 268 ricoveri, nella seconda ondata 744 persone. Un’impennata pazzesca con tutto ciò che consegue: con i morti, ci sono le persone che non ce l’hanno fatta. Siamo molto preoccupati”.
“Mi dispiace parlare di cose non felici, perché quando esco dall’ospedale vedo le persone con le stelle di Natale in braccio, vanno a comprare i pasticcini, come vorremmo fare tutti durante le festività. Noi che siamo in ospedale vediamo una realtà che poi scompare improvvisamente. E’ brutto descrivere una realtà che gli altri non vedono, ma penso sia diritto del cittadino sapere cosa sta accadendo in ospedale.
Quello che accade è che sono morte nel mese di novembre 50 persone, una mortalità altissima per un ospedale come il nostro, circa il 13% di tutti quelli che abbiamo ricoverato a novembre. Ad ottobre sono morte 28 persone, questo fa capire quanto questa malattia abbia un impatto devastante.
La media dell’età dei ricoverati è purtroppo di 64 anni. Quando sento dire che muoiono le persone anziane, una fetta della popolazione comunque attiva. Sappiamo che queste persone più fragili hanno più facilità ad arrivare a forma grave e mortale. Vediamo anche persone che si aggravano con età dai 50 ai 60 senza patologie importanti. Si tratta di persone che a volte progrediscono in una forma grave e in molti casi inarrestabile. Perché i farmaci e la metodologia non sono una strategia terapeutica ancora importante”.