Davide contro Golia, ricorso al Tar per salvare i Punti di primo intervento

    Venti vizi di legittimità valgono un ricorso al Tar. Parola di Franco Brugnola, promotore del Comitato per la difesa del Punto di primo intervento di Sabaudia, che preannuncia l’iniziativa di Davide – comitati e sindaci – contro Golia per chiedere l’annullamento del decreto di chiusura dei Ppi.

    Non la manda a dire Brugnola: “In questi giorni la chiusura dei Ppi ha risvegliato la politica provinciale con particolare riguardo ai consiglieri regionali senza esclusione alcuna; ma proprio costoro sono i responsabili di questa situazione, dove erano mentre gli uffici regionali scrivevano questo decreto? Non avevano promesso che ci avrebbero pensato loro a potenziare i Ppi? Dal Pd a Forza Italia, dal M5S alla Lega, ecc. ora hanno ancora la forza di tornare a promettere. Ma sanno almeno di cosa stanno parlando?”.

    E’ prevista per il 5 settembre prossimo una manifestazione di protesta sotto il Palazzo della Regione, prima dell’incontro dei sindaci con l’assessore alla Sanità: “Sembra di essere tornati ad un anno fa – sbotta Brugnola -, quando facemmo la marcia a Latina che si concluse sotto l’ufficio del direttore generale della Asl Giorgio Casati, anche all’epoca tante promesse, ottenemmo la proroga di un anno, ma ora siano ancora allo stesso punto”.

    I comitati non staranno più a guardare: il ricorso al Tar è pronto e si passa ai fatti.

    “Non ci sono altri mezzi per far ascoltare concretamente la nostra voce: alla forza della Regione risponderemo con le nostre armi – afferma Brugnola -. Purtroppo, con il decreto 303/2019 vengono cancellati tutti i Ppi compresi anche i moduli aggiuntivi presenti nelle Case della salute (vedi Ladispoli) o nell’ospedale di Comunità (Cori), ma questo a qualche politico locale è sfuggito e da altri si seguita a dire che va tutto bene. Abbiamo evidenziato circa venti vizi di legittimità”.

    Brugnola aggiunge che “i dai dati forniti dal direttore generale della Asl di Latina nel corso dell’ultima riunione ristretta dei sindaci dei sette Comuni che ospitano un Pp1, tenutasi il 22 luglio 2019 e stranamente non utilizzati nel decreto, risulta che nel solo primo semestre 2019 gli accessi sarebbero stati i seguenti: Cisterna: 3270, Cori: 2692, Gaeta: 4079, Minturno: 6119, Priverno:3133, Sabaudia: 3060, Sezze: 4878; per un totale complessivo di 27.231 accessi che nel caso di chiusura dei Ppi si riverserebbero direttamente sui tre pronto soccorso rimasti: Latina, Terracina e Formia”.

    “Ma la cosa più preoccupante – prosegue il promotore del comitato di Sabaudia – è che dai dati statistici forniti dalla Asl Latina risulta che anche nelle ore notturne, fino a dopo le 24 ci sono numerosi accessi il che da solo dimostra i rischi di chiudere i Ppi durante queste fasce orarie”.

    Il testo del ricorso è a disposizione gratuitamente di tutti quanti: Comuni e Comitati vorranno utilizzarlo.

    “Il diritto alla salute riconosciuto dall’articolo 32 della Costituzione non può essere calpestato chiudendo i Ppi per far vedere ai Ministeri che si è riportata in pareggio la spesa sanitaria”, dice arrabbiato Brugnola.

    Conti alla mano Brugnola afferma che “rispetto a un finanziamento ordinario corrente per la garanzia dei Lea di  11.048.352.082,48 di euro la spesa per i Ppi è irrisoria, le cause del disavanzo come indicato nella relazione di accompagnamento alla decisione di parifica del rendiconto generale della Regione Lazio per l’esercizio finanziario 2018 dalla dottoressa Serbassi, nell’Udienza della sezione regionale di Controllo della Corte dei conti del 23 luglio scorso: la spesa farmaceutica, i costi delle case di cura e degli ospedali religiosi, la specialistica ambulatoriale che in questa Asl è aumentata mentre le liste di attesa prevedono ancora tempi lunghissimi, ecc”.

    “Ci era stata promessa con grande enfasi una Casa della Salute in ogni Distretto – conclude Brugnola -, ma stiamo ancora aspettando: da Aprilia a Gaeta (già finanziate), come da Sabaudia a Minturno, mentre “stranamente” nel Distretto 3 ce ne sono già due. Non bastano le parole dei politici locali a modificare il decreto 303/2019, il tempo stringe. Abbiamo fiducia nella Magistratura”.