Estorsione, l’imprenditore minacciato: “Gina Cetrone disse che chiamava gli zingari”

Gina Cetrone

Associazione per delinquere di stampo mafioso ed estorsione. Questi i reati di cui sono accusati Armando Di Silvio, detto Lallà e i due figli Gianluca e Samuele, ma anche Gina Cetrone e l’ex marito Umberto Pagliaroli, arrestati questa mattina.

Relativamente agli ultimi due, noti imprenditori tra Sonnino e Terracina e Cetrone candidata alle elezioni del 2016 con una lista civica che sosteneva il candidato sindaco Gianluca Corradini, il giudice per le indagini preliminari Antonella Minunni che ha firmato le ordinanze di custodia cautelare in carcere, dice che “si sono rivelati scaltri e pericolosi, che non hanno avuto alcuno scrupolo nel ricorrere in diverse occasioni ai Di Silvio per inibire e condizionare l’attività imprenditoriale di un concorrente (con riferimento all’attività personale), e per interferire sull’andamento della campagna elettorale (con riferimento all’attività politica)”.

Sarebbe stata proprio Gina Cetrone (che ora si trova nel carcere di Rebibbia, a Roma), a chiamare Agostino Riccardo – secondo quanto dichiarato dallo stesso pentito – per farlo andare a casa e parlargli dell’imprenditore che gli doveva 60mila euro per una fornitura di vetro. “Disse che stava per arrivare questo imprenditore – ha raccontato Riccardo agli inquirenti – a casa loro e noi dovevamo essere presenti all’incontro per mettergli paura e minacciarlo”.

Per il disturbo Riccardo e Di Silvio si fecero consegnare 1200 euro dall’imprenditore e 1000 dalla Cetrone che avrebbe detto poi che li avrebbe ricompensati meglio con l’accordo per i manifesti.

Dichiarazioni, quelle del pentito, che hanno trovato riscontro in quanto raccontato dalla vittima. L’imprenditore aveva detto agli investigatori che al suo rifiuto di emettere degli assegni lo stesso giorno che era stato chiamato, Gina Cetrone si adirò moltissimo, iniziò a strillare e avrebbe affermato che faceva intervenire “gli zingari”.

Un’auto sarebbe stata parcheggiata dietro quella della vittima, impedendogli di allontanarsi e poi arrivarono Agostino Riccardo e i figli di Armano Di Silvio, di Latina. L’imprenditore molto spaventato aveva anche chiamato il socio in affari dicendogli di chiamarlo ogni 5 minuti e che se non avesse risposto, di avvisare la polizia.

Era davvero terrorizzato, tanto che il giorno dopo prelevò 15mila euro in banca e li consegnò a Riccardo, pagando anche i tre “per il disturbo”, nonostante disse che questo lo avrebbe rovinato e portato al dissesto.

Non ho fatto denuncia – aveva spiegato ancora l’imprenditore – perché ho ritenuto che il gravissimo atto intimidatorio nei miei confronti fosse un gesto di estrema disperazione da parte di Gina Cetrone”. L’uomo aveva percepito, da alcune dichiarazioni della donna, che anche lei fosse minacciata dai Di Silvio e che denunciarli significava mettere in pericolo anche lei.

In un altro caso Pagliaroli avrebbe usato Riccardo per minacciare un altro imprenditore che lavorava come loro nel settore del vetro perché “non si allargasse”. “Dovevo stare calmo sul mercato – avrebbe detto Riccardo all’imprenditore che si era messo in proprio – dicendo che dovevo vendere il vetro senza però strafare”. “Mi hanno intimorito, anche perché mi dissero che appartenevano a un clan. Intimorito e umiliato quel pomeriggio vagai in macchina”. L’imprenditore fu anche costretto a pagarli: “Agostino mi disse che dovevo fargli un regalo”.