Fermata coppia diabolica per l’omicidio del sarto romano trovato incaprettato a Terracina

Il luogo del rinvenimento del cadavere

Svolta nelle indagini sull’omicidio del sarto militare Umberto Esposito, trovato morto il 24 marzo scorso in località La Fiora a Terracina. I carabinieri del comando provinciale di Latina, questa mattina, hanno dato esecuzione a due provvedimenti di fermo di indiziato, emessi dal Pm Cristina Pigozzo, nei confronti di Fabrizio Faiola, 35enne di Fondi, e Georgeta Vacean, 24enne romena, conviventi.

Il corpo dell’uomo, 82 anni di Roma, era stato rinvenuto incaprettato in mezzo ad un uliveto ma da giorni i carabinieri lo stavano cercando poiché i suoi famigliari il 15 marzo ne avevano segnalato la sua scomparsa riferendo che il giorno prima si era recato a Latina senza più dare notizie di sé.

Già dai primi accertamenti la vicenda si era presentata agli inquirenti di particolare complessità, per cui oltre all’attivazione delle previste procedure per la ricerca di persone scomparse, era stato predisposto un articolato dispositivo investigativo, costituito dai carabinieri del Nucleo Investigativo e della compagnia di Latina, che ha consentito di raccogliere circostanziati elementi di colpevolezza nei confronti dei due indagati e ricostruire le varie fasi dei delitti per cui si procede.

Gli investigatori avrebbero accertato che l’anziano il 14 marzo si era incontrato a Latina con i due fermati. In tale circostanza la coppia avrebbe sequestrato l’anziano imprenditore, verosimilmente dopo averlo sedato con dei sonniferi, trasportandolo in un luogo, ove è stato trattenuto contro la sua volontà sino al momento della morte. I due quindi si erano appropriati di due bancomat, una carta di credito ed il libretto degli assegni che Esposito aveva con sé, e nei giorni 14 e 15 marzo avevano effettuato vari prelievi presso Atm di Latina ed acquisti presso un centro commerciale di Formia utilizzando i predetti strumenti di accesso al credito. Successivamente, secondo la ricostruzione dei carabinieri, i due indagati avrebbero versato presso una banca di Fondi due assegni dell’importo di 25.000 euro ciascuno, estratti dal carnet sottratto all’anziano, falsificandone la firma e gli altri elementi distintivi. La negoziazione non era andata a buon fine in quanto la banca ove era radicato il conto della ditta gestita dall’anziano imprenditore li aveva respinti avendo rilevato delle irregolarità nella compilazione. A quel punto gli indagati, avendo realizzato che era fallito il piano per attingere ulteriormente alle finanze dell’anziano imprenditore, si erano disfatti del cadavere.

Agli indagati sono stati contestati i reati di sequestro di persona, omicidio (la morte sarebbe avvenuta per asfissia meccanica violenta il 22 marzo), rapina, falsificazione di titoli di credito ed indebita utilizzazione di carte di credito e di pagamento.

Nel corso dell’operazione sono state sequestrate le abitazioni, i locali e le autovetture nella disponibilità dei fermati, sui quali verranno disposti accertamenti tecnici.

L’uomo è stato associato presso la casa circondariale di Latina, mentre la donna è stata tradotta presso quella di Roma – Rebibbia.