“Fondazione Latina 2032” e l’insegnamento di Pennacchi. Accendiamo i riflettori sul patrimonio umano di Latina.

 

di Ivan Simeone

i.simeone@virgilio.it

Nei giorni scorsi ho avuto il piacere di partecipare alla Maratona di lettura di Palude, il romanzo di Antonio Pennacchi in cui l’autore, attraverso una narrazione romanzata, racconta molte delle vicende che hanno segnato la storia della nostra Città di Latina.

Devo ammettere che non conoscevo questo testo e, una volta acquistato, mi ci sono immerso completamente, affascinato dai racconti di coloro che hanno contribuito alla nascita e alla crescita della nostra giovane Città. Direi, anzi, che hanno dato vita a una vera e propria Comunità.

Le vicende narrate sono tante, alcune ben note, altre meno conosciute, ma tutte capaci di far apprezzare e, in un certo senso, far innamorare il lettore di Latina: una città che ancora oggi cerca di costruire una propria visione collettiva.

Una Comunità cittadina che – forse anche in modo inconsapevole – custodisce un grande patrimonio: umano, storico e politico. Un patrimonio che merita di essere valorizzato, riscoperto e riportato al centro dell’attenzione contemporanea.

Pensiamo all’intero periodo della pre-bonifica e alla successiva bonifica che portò alla nascita di Littoria, con tutte le sue luci e ombre, al di là delle letture ideologiche o delle appartenenze politiche. 

Così come al periodo della ricostruzione e al ruolo decisivo che ebbe un movimento come la Democrazia Cristiana a livello locale, con protagonisti ben riconoscibili come Antonio Corona e Vittorio Cervone.

È impossibile non citare, poi, la storia della corrente “andreottiana” che fu una colonna portante della politica cittadina, pur con le sue due anime contrapposte. 

Eppure, quanti giovani oggi conoscono il nome del primo sindaco di Latina, democraticamente eletto nel 1946? Mi riferisco a Fernando Bassoli, che ebbe l’importante compito di traghettare Latina dall’esperienza fascista alla nuova realtà repubblicana.

Quale il ruolo del mondo sindacale di Latina, dinanzi al periodo dell’industrializzazione pontina? 

Lo sviluppo urbanistico ed economico della nostra Città è ancora oggi un tema che merita approfondimento e studio.

Tutto questo immenso patrimonio umano non può e non deve andare perduto. 

Abbiamo un dovere morale: conservarlo, studiarlo, ma anche recuperare e organizzare organicamente tutti i documenti storici legati a Latina.

Oggi, mentre ci avviciniamo al Centenario della nostra Città e possiamo contare su uno strumento fondamentale come la Fondazione Latina 2032, è il momento giusto per mettere a sistema il nostro vero patrimonio: quello storico, documentale ed umano.

Dovremmo forse costituire un’associazione? Avviare dei progetti strutturati? Qual è il luogo più adatto per rendere organico e condiviso questo patrimonio di Comunità? Come inserirlo nel percorso verso il Centenario di Latina? Dobbiamo trovare subito delle risposte.

Antonio Pennacchi ha avuto molti meriti, ma, senza voler scippare nulla ai legittimi cultori del nostro Autore di Palude, il più grande è stato quello di aver saputo raccontare e far conoscere, con profondità e sensibilità, le vicende più intime e umane di chi, giorno dopo giorno, non ha soltanto costruito edifici o infrastrutture, ma ha edificato ciò che oggi chiamiamo Comunità di Latina